A Marassi si è rivisto a lungo l’andamento trattenuto e l’impaccio che il Napoli aveva tradito già contro il Catania. Una lieve crescita nella ripresa, per un quarto d’ora circa, è bastata a procurare e segnare un rigore e a conquistare tre punti su un campo difficilissimo.
I MERITI DELLA SAMPDORIA – Come avevamo paventato nell’analisi pre-partita, il Napoli ha riproposto l’atteggiamento pigro visto in occasione dello 0-0 a Catania. Ma il merito è anche della Sampdoria. I genovesi non sembrano aver pagato le assenze: un gioco corale d’incredibile affiatamento, una gran corsa e gli spostamenti costanti di alcuni giocatori, hanno disorientato gli azzurri e li hanno persino costretti a difendersi. Estigarribia, pur non perfetto con la palla fra i piedi, si è mosso in tutta la metà campo napoletana, spaziando dalla fascia sinistra al centro area, togliendo punti di riferimento; Munari e Kristicic, in mediana, hanno sfoggiato altrettanta mobilità e riuscivano ad essere ovunque. La difesa, schierata e solida, ha rimbalzato ogni tentativo d’avanzamento del Napoli. Ha sorpreso soprattutto il ritmo indiavolato che i blucerchiati sono riusciti a tenere, arrivando spesso prima sul pallone. Ma la tattica della Samp è stata soprattutto quella di spezzare il gioco napoletano con contrasti ruvidi e decisi, troppo spesso fallosi e più di una volta al limite del rosso (Costa graziato su Maggio). Finché, inevitabilmente, il rigore e il doppio giallo a Gastaldello hanno punito l’atteggiamento troppo aggressivo degli uomini di Ferrara, che da ex difensore aveva provato la strategia del gioco duro.
COSA NON VA – Nel Napoli, al di là della manovra d’insieme, di nuovo poco precisa e poco convincente, si notano defaillance dei singoli che cominciano a preoccupare: Maggio è ancora troppo assente dal gioco, quasi demotivato e decisamente al di sotto delle sue capacità; e persino Pandev, fino a qualche settimana fa in forma splendida, ha subito un’involuzione evidente, per lo più sul piano fisico, ma anche, di conseguenza, nella qualità. Anche Inler, pur generoso e non difettoso, ancora non è il giocatore che a Udine e nella nazionale Svizzera ha saputo essere decisivo.
COSA VA – D’altra parte, bisogna notarlo, la difesa azzurra è la migliore del campionato per reti subite. De Sanctis è sempre sicuro e grintoso, Cannavaro conduce con personalità il terzetto arretrato, Gamberini ha trovato presto le misure giuste e Campagnaro è in forma smagliante. Cavani, oggi mal assistito, non manca mai d’impegno e in ogni caso ha segnato il rigore decisivo. E non solo per il rigore procurato (contatto in realtà fuori dall’area), Hamsik è stato ancora una volta positivo. Ha giocato a sprazzi, ma i suoi sono stati lampi di classe, per giunta predicando nel deserto di una partita in cui il Napoli non ha creato nemmeno una palla-gol.
COME MIGLIORARE – Nonostante la gara in sordina del Napoli, bisogna anche considerare la gestione delle energie: dati gli impegni ravvicinati, ci può stare una tattica attendista, che lasci scaricare tutta la foga agli avversari nei minuti iniziali. La ripresa ha visto una discreta reazione degli azzurri, ma il gioco è rimasto piuttosto carente. Andrebbe forse valutata maggiormente l’ipotesi del turnover ridotto: anche uno o due cambi possono aiutare. Ad esempio, un Insigne fin qui sempre brillante meriterebbe più spazio e potrebbe aiutare a risolvere le partite. A centrocampo ci sono forse meno alternative, e Behrami ha dimostrato di non essere sostituibile. Ma per il futuro, le partite contro le squadre di medio-basso rango vanno affrontate con più determinazione e con qualche soluzione tattica diversa, per essere meno prevedibili.
A cura di Lorenzo Licciardi
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