AAA cercansi giocatori di personalità. Di quelli che nei momenti complicati d’una gara – e, perché no, anche d’una stagione – sanno governare gli entusiasmi e le paure d’una squadra intera. Gente di carisma, di spalle abbondanti. E se anche d’esperienza, beh, allora meglio ancora. Il Napoli ne ha? Certo che ne ha, ma non abbastanza, forse.
PUNTI DI RIFERIMENTO – E invece, questo è il momento in cui chi ha personalità deve fare un passo avanti. Detto fatto: il Napoli chiama e Maggio e De Sanctis rispondono. Si dicono pronti a restituire certezze, sicurezze a una squadra che s’è smarrita proprio sul più bello. Ma poiché non tutto è perduto in campionato, poiché c’è ancora un sottile filo di speranza che unisce il Napoli alla Champions League e poiché c’è da giocare ancora la finale della Coppa Italia, l’ordine è: cacciar via i fantasmi di Bologna e guardare avanti. Al Siena, ultimo avversario in campionato e poi alla Juve, a Roma il 20 maggio, per l’assalto a quello che sarebbe il primo trofeo dell’era De Laurentiis. Per il Napoli, un finale in bianco e nero. E cioè: dalle strisce del Siena a quelle della Juve, pensando forte a quelle dell’Udinese che la classifica racconta favorite per il terzo posto.
CHI IL TROFEO NON HA – Christian Maggio e Morgan De Sanctis, dunque. Tocca a loro, soprattutto a loro, infilarsi oggi nei ruoli di leader e, ora che ce n’è bisogno, scuotere la squadra. Una responsabilità che probabilmente sentivano già addosso, ma che è diventato dovere quando, l’altro giorno, è comparso Prandelli a Castelvolturno. Parole dolci per gli azzurri, quelle del ct e per loro anche l’invito a tenersi pronti per l’imminente avventura agli Europei. Ecco, anche per questo, anche perché sono loro i nazionali d’Italia della squadra, De Sanctis e Maggio quel passo avanti sono tenuti a farlo. Per la maglia azzurra della Nazionale, per il Napoli e, se vogliamo, anche per “fatti personali”. Soprattutto Maggio, il quale, per quanto celebrato per la sua corsa senza palla, per quel suo elegante e naturale “accompagnare” ogni giocata, per quella destrezza sotto porta che gli fa segnare pure qualche gol, sino ad oggi non ha mai goduto della soddisfazione d’alzare al cielo neppure un trofeo, neppure una coppetta. Ecco che, lotta disperata per il terzo posto a parte, battere la Juve e mettere le mani sulla coppa Italia, per Maggio sarebbe anche il primo, vero successo di squadra e personale.
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