La bella e appassionante favola del Napoli risorto dalle braci del fallimento cominciò pure con lui. Giampiero Ventura è stato il primo allenatore di quel Napoli che in soli sette anni s’è concesso il lusso di arrivare in Champions e di vincere la Coppa Italia. Un Napoli da record. C’era una volta quindi una società riportata su da un abissale precipizio nel quale era piombata e subito rimessa sulle sue gambe. In principio quel Napoli era solo “Soccer” e non disponeva praticamente di niente: dalle casacche, al centro di allenamento, allo staff e persino i palloni. Montervino e Montesanto i primi tesserati provenienti dal parco giocatori della mini (e non rimpianta) era Naldi. Una cosa che avrebbe scoraggiato in molti sul nascere, ma non un Aurelio De Laurentiis molto determinato e già ben avvezzo a battaglie imprenditoriali nel suo ramo, quello cinematografico.
NAPOLI NEL CUORE – Cortese, disponibile e sempre con tanta voglia di parlare di Napoli: Ventura non ha per niente dimenticato l’esperienza sulla panchina azzurra e dalle sue parole traspare sempre la gioia di poter parlare agli amici napoletani, un ambiente e una tifoseria che lui stesso non esita a definire impareggiabile, una città che se non la vivi non puoi capirla davvero. Ventura è davvero rimasto molto legato alla città e alla gente di Napoli, si capisce da come ricorda tutto e tutti, dai momenti di difficoltà e da quelli in cui ogni cosa sembrava potersi aggiustare. Non si è mai avuta l’impressione di parlare con un uomo arrabbiato con qualcuno. Forse solo col tempo, che non gli è stato amico. E c’è pure una cosa che fa sorridere. Di un Ventura sorpreso nella sua versione ironica, quella che quasi mai traspariva. Interpellato il direttore Marino sull’amaro distacco del tecnico, liquidò la questione profferendo che «un allenatore deve avere costanza e …culo» . Pronta la risposta dell'”epurato”: «La costanza credo di averla dimostrata; per la seconda cosa mi stavo organizzando…»
RIECCOLO – Non ebbe fortuna da calciatore, arrivando sino alla C, per poi fermarsi definitivamente per un grave infortunio alla schiena (che di tanto in tanto riemerge). Ecco perché adesso in campo ci mette l’anima. Il tecnico che ama la Samp, Fabrizio De André e il golf, ha avuto sempre molti corteggiatori, il suo curriculum consta di circa venti squadre (alcune lasciate e riprese), al Toro è approdato nel 2011 subito dopo aver lasciato il Bari. Dopo il distacco, per sei volte ha ritrovato gli azzurri, ma non gli è andata mai bene. Il Napoli è un tabù per Ventura anche da avversario, poiché nel 2007 alla guida del Verona perse entrambi i match, idem nella sua prima stagione al Bari, e nella seconda pareggio e sconfitta. Domani allora col “dente avvelenato”? Sarà, ma anche con un pizzico di nostalgia.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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