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Napoli, c’è Inler che comanda. Classe, corsa e grinta: sarà al centro del gioco…

L’ha voluto lui. L’ha fortemente voluto Walter Mazzarri ed è arrivato il momento che Gokan Inler gridi a tutti che un anno fa l’allenatore ha visto giusto, che non ha sbagliato a puntare su di lui per dare forza e concretezza al centrocampo azzurro. E allora, eccolo Inler un anno dopo. Tirato a lucido e convinto che per lui e per il Napoli questo è l’anno buono. Già, ma buono per che cosa? «Per esprimere da subito, da Palermo insomma, un calcio bello e anche vincente» . Ebbene, inutile nasconderselo: molto dipenderà proprio da lui. Dalla sua capacità di prendere il Napoli per mano. Di governarne le giocate, di suggerire convinzioni e geometrie. Sì, perché il nuovo – seminuovo – disegno di Mazzarri fa di lui uno degli snodi principali della squadra, oggi più corta e più compatta, più stretta e più raccolta, ma soprattutto bisognosa d’alternative al gioco sulle fasce. E quando si dice “alternative” , è ovvio, si parla proprio di centrocampo. E quindi, di Gokan Inler prima ancora di Behrami o Dzemaili e, chissà, magari anche Donadel oppure chi verrà.

CERTEZZA – Ebbene, nessun tentennamento. La guardia svizzera della mediana azzurra, racconta che lui è pronto a diventare guida e, chissà, magari pure leader del nuovo centrocampo che lo vuole un po’ metodista e all’occorrenza anche un po’ centrocampista più d’attacco. Un ruolo, del resto che non gli è del tutto nuovo, visto che così gioca in Nazionale e così più o meno giocava pure quand’era all’Udinese. Dove segnava anche qualche gol. Cosa, invece, che da quando s’è infilato nella maglia azzurra, in campionato non gli è ancora capitato. E infatti, non a caso, assieme a quel gioco “subito bello e anche vincente” , nella sua testa c’è anche la voglia di far festa con un gol. Ma senza farsene un problema, si capisce. Più importante, infatti, sarà rispondere “presente” all’allenatore. E anche a quel popolo azzurro del pallone che nella scorsa stagione non è riuscito a conquistare sino in fondo.

Ma quest’anno, giura Inler, le cose andranno in modo assai diverso. Certo, magari c’è la Juve campione e favorita da inseguire, ma dietro i bianconeri c’è una discreta folla di pretendenti al ruolo di primo antagonista. E per il centrocampista il Napoli è là, “assieme al solito Milan, alla solita Inter e stavolta anche alla Roma” , che Zeman potrebbe trasformare in gran sorpresa.

PRONOSTICI – Ma non cerca e non vuole voli di fantasia, lo svizzero del Napoli. E’ altro quel che vuole e cerca. E’ entrare finalmente – e stabilmente – nel cuore della gente. Il che vuol dire offrire al Napoli il meglio del suo repertorio di pallone. Quello che, sino ad ora, al San Paolo s’è visto solo a sprazzi. Ed è fiducioso, Inler. Con la compagnia di Behrami che ha corsa e capacità di copertura e la vicinanza di Hamsik che ha talento e lampi di fantasia, infatti, dovrebbe guadagnarne pure lui, che un anno dopo si candida a protagonista. Lui che nel 2004, quando aveva una ventina d’anni ma già sapeva farsi apprezzare col pallone, fu crudelmente bocciato da Christoph Daum, l’allenatore tedesco che non lo volle al Fenerbahce perché troppo scarso per un calcio da vetrina. Roba di un po’ d’anni fa. Roba, robaccia, alla quale Gokan Inler, prima a casa sua quand’era allo Zurigo e poi, ancora di più, nelle stagioni passate all’Udinese, ha risposto con i fatti. Ma non s’accontenta. Non può farlo. La sua prossima missione, infatti, è assecondare il nuovo disegno di Mazzarri, che vuol dire, sì, ripetere giocate e partite di quando aveva Guidolin come allenatore, ma fare anche di più.

Allora, infatti, aveva di lato Pinzi e Asamoah, mediani di potenza e quantità spesso al suo servizio; stavolta, invece, sarà tutt’altra cosa. Stavolta, lui che non ha proprio quelle caratteristiche nel suo repertorio, dovrà travestirsi da regista e diventare faro della squadra. Una trasformazione, una sfida che Inler ha raccolto già e che è pronto a portare in campo. Del resto, se l’ultima stagione ha lasciato alle sue spalle qualche mugugno e qualche perplessità, questa che comincia dovrà essere quella del riscatto personale e della consacrazione in maglia azzurra.

 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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