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Napoli-Cavani: storia di un amore eterno, tra record e messaggi chiari…

E’ difficile credere che uno nato per il gol, una delle pochissime cose di cui la Bibbia non parla ma di cui non riesce proprio fare a meno, a 14 anni giocasse come centrocampista tutta corsa. Il tipico volante sudamericano, per intenderci. Beh, e invece la storia d’amore tra Edinson Cavani e il calcio cominciò proprio così: dopo un bel po’ di calcetto, via con l’esordio nelle giovanili di una squadra del suo paese, Salto, a centrocampo. E’ così che Carmelo Cesarini, il suo primo allenatore, nonché quello che ancora oggi lui ricorda e riconosce come simbolo, cominciò a provarlo. Fino alla svolta: dopo qualche partita lo piazza in attacco scrivendo, inconsapevolmente, il primo capitolo della storia del Matador. L’uomo che oggi dovrà trascinare il Napoli come ha fatto finora: gol dopo gol, record dopo record, sacrificio dopo sacrificio. Unico nel suo genere. Meravigliosamente mostruoso.

 

IL MESSAGGIO– E allora, Cavani story. Molto uruguaiana, ma anche napoletana: soprattutto per l’orgoglio, che brilla negli occhi di Edi. Fiero come pochi, lui, sempre a testa alta e mai infedele ai suoi principi: garra (la grinta dei nativi uruguaiani), lavoro, rispetto, parola di Dio. «Spesso mi chiedono quale sia la mia religione. Beh, io rispondo così: appartengo a Gesù». Cristiano evangelico pentecostale, pescatore e cacciatore per hobby, attaccante implacabile e corteggiato un po’ da chiunque: Juve, Real Madrid, i due club di Manchester, Chelsea, Psg e così via. Lui, però, via – per l’appunto – non andrà: «Voglio restare a Napoli», il messaggio spedito da Miami dopo la stellare partita delle stelle insieme con il gruppo dei Messi&friends.

 

LA VOCE DEL POPOLO– Il suo cuore è azzurro, e non sono parole di circostanza lasciate così in eredità, dall’altro capo del mondo, giusto per minimizzare o per mera comodità: lui vuole giocare e vincere ancora con Mazzarri e gli altri, e il popolo non chiede di meglio. Tremano i polsi della città, al solo pensiero che Cavani possa andare via, e il messaggio collettivo è unico: accontentarlo e trattenetelo a ogni costo. Finanche l’addio del Pocho, quasi del tutto metabolizzato nonostante sia argomento caldo e ferita fresca, non ha distolto la voce popolare: Cavani soprattutto e oltretutto.

 

LE ORIGINI– Beh, De Laurentiis non si lascerà irretire né mollerà di un centimetro: «Cavani non ha prezzo, non ha valore» , il suo slogan. «Per un’offerta vera e concreta, ma inferiore a settanta milioni di euro, non mi siedo neanche a parlare. Non la prendo neanche in considerazione». Una miniera di gol inestimabile, il Matador. Una sorta di marziano coi capelli lunghi e la faccia da indio che in due stagioni ha infilato la bellezza di 66 gol: 33 il primo anno, 33 il secondo. Una media stratosferica che Edi ha cominciato a collezionare in barba alla contestazione innescata dalla cessione di Quagliarella: quella svedese di Boras, nella notte della seconda sfida dell’Europa League 2010-2011 con l’Elfsborg, benedetta da una doppietta. Poi, tre giorni dopo, esordio con gol in campionato a Firenze: i primi 3 morsi del cannibale in poche ore.

 

RECORDMAN– Da quel momento, record su record (macinati in 95 partite): miglior realizzatore della storia del Napoli in un singolo campionato (26 gol il primo, 23 il secondo anno); miglior marcatore europeo (7 reti in Europa League, 5 in Champions); capocannoniere della Coppa Italia 2012 (5), quella conquistata a Roma con tanto di “la” dato proprio da un rigore di Cavani; una media-gol superiore a quella di Diego sua maestà Maradona: 0,44, il dato finale del Pibe; 0,70, quella attuale di Edi. Il rischio grande, grandissimo, è che quando si parla del Matador si può essere banali: trovare aggettivi che lo possano inquadrare e dipingere con dovizia di particolari è ormai impresa vera. Sempre di più, sempre più in alto. Soprattutto dopo l’incontro con Mazzarri: è il tecnico azzurro ad averlo voluto fortemente, ed è lui che è riuscito a lucidare quelle innate capacità realizzate non ancora esibite, seppur conservate dentro, a Palermo.

 

IL CONTRATTO– Il Napoli che sta crescendo e nascendo, quello del dopo Tenori, ha un solo messia: Edi il Matador. Imprescindibile, fondamentale, incedibile. Sì, un’incedibilità che lo rende orgoglioso e felice ma che comunque non prescinde da quello che lui stesso ritiene un passaggio fondamentale: un incontro con la società, anzi con il presidente, per parlare del contratto. Il suo rapporto con il club azzurro scadrà nel 2016, ma Edinson si aspetta un ritocco dell’ingaggio, attualmente attestato su per giù sui 2 milioni e 500mila euro (esclusi bonus).

 

VACANZE E GIOCHI– Nel frattempo, però, si gode la famiglia a Miami: è proprio sulle spiagge del sud della Florida, dove tra l’altro ci sono anche Lavezzi e Gargano, che il Matador si sta bevendo gli ultimi giorni di relax insieme con la signora Sole e con il piccolo Bautista. Mare e amore. Poi, da giovedì sarà al centro sportivo “Complejo Uruguay Celeste” di Canelones, nel sud dell’Uruguay, per cominciare a preparare la spedizione olimpica dei Giochi di Londra con la Nazionale. Un sogno coronato che, con ogni probabilità, gli impedirà di giocare la Supercoppa di Pechino con la Juve. Napoli lo comprenderà. L’importante è averlo ancora azzurro.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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