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Napoli, carenze da colmare: grandine sulle aspirazioni di una squadra senza leader

Risultato quotato a due cifre prima dell’incontro e incontrovertibile a fine match, perché i ducali prima di essere quasi costretti a segnare si erano divorati almeno tre limpide occasioni da gol. Che succede agli azzurri? Chissà.
Sta di fatto che ieri al San Paolo sembrava piovere solo sulla squadra di casa, stanca e senza voglia, forse sfibrata dallo spleen della sconfitta dai bianconeri o forse in un normale calo di forza e preparazione. Ieri pioveva su Hamsik, simbolo nel bene e nel male, che esce dopo una manciata di minuti per un pestone sul piede già dolorante; pioveva su Insigne, agitato e impreciso, al perenne, irritante inseguimento dello stesso tiro a giro alla Del Piero, lui che Del Piero non è, un farfallino divertente privo di ogni concretezza; pioveva su Higuain, impegnato a dare testate contro la difesa parmigiana, senza costrutto; pioveva su Inler, senza idee e senza colpi, decine di passaggi gettati nel vuoto; pioveva su una difesa più che balbettante, pur ricomposta nei suoi uomini meno peggio col rientro di Britos, titolare per forza; pioveva su Pandev, lento e inefficace, e su Callejon, alla sua peggiore prestazione in azzurro, nonché su Maggio e Armero, mai capaci di un’azione pericolosa dalle fasce.

Brillava il sole del talento, invece, tra i piedi del vecchio Cassano, l’uomo delle mille occasioni mancate, colui che pare incapace di mettere le tende in uno stesso luogo per più di due stagioni; è stato lui, il vecchio bucaniere famoso per le imitazioni e le fesserie, a sezionare gli schemi azzurri in lungo e in largo, portandosi dietro compagni e avversari in giro per il campo, e a regalare perle di calcistica saggezza fino al gioiello, una rasoiata a incrociare appena fuori dalla portata della mano di Reina.

Molti tifosi napoletani avranno sospirato, vedendo la bellezza delle invenzioni del barese e assistendo al deserto delle idee della propria squadra. Certo, lo diciamo ogni volta: è presto. La stagione deve ancora identificarsi, e molto dirà il prossimo martedì nella decisiva, quella sì, sfida di Dortmund. Vero. Ma è altrettanto vero che la rosa del Napoli è monca.
Monca di un leader, di un centrocampista che illumini, di un Pirlo, di un Verratti, di uno Xabi Alonso. Monca di un titolare al fianco di Albiol. Monca di un laterale in grado di coprire e di inventarsi qualcosa. Monca di riserve in grado di subentrare senza causare eccessivi scompensi. Monca di una punta da affiancare a Higuain in caso di necessità.

Questa, più dell’incredula capacità del Parma di creare pericoli, più della testa già in Germania che pure c’era, più dell’assenza dell’unico uomo di carisma in mezzo al campo, è la causa delle due sconfitte consecutive. Sarà bene che qualcuno di quelli in giacca e cravatta che si occupano di mercato ci pensi; e questo a prescindere dal risultato di Dortmund, perché si rischia di essere risucchiati in un niente nel gorgo di una stagione mediocre. Anche perché Inter e Fiorentina sembrano proprio andar ritrovando le giuste idee, e le coerenti ambizioni.

Fonte: Maurizio De Giovanni per Il Mattino

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