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Napoli-Cagliari quasi un allenamento, vittoria-passeggiata per Benitez

Cagliari poco combattivo, Napoli con autorità e senza difficoltà: il 3-0 poteva essere più largo

Il Cagliari è stato poco più di uno sparring partner al San Paolo, dove il Napoli ha potuto giocare in scioltezza, controllando tutta la gara senza troppa fatica ma con il giusto impegno e la necessaria voglia di far bene. Benitez ha potuto dare spazio a lieti ritorni (Mesto), a giocatori meno impiegati (Colombo, Zapata e Radošević nella ripresa) e restituire la maglia titolare a veterani azzurri finiti un po’ ai margini (Dzemaili e Pandev). L’allenatore spagnolo, sul 3-0 e in superiorità numerica, ha anche sperimentato sul modulo, provando uno schema iperoffensivo. 

NAPOLI, DAL 1′ AL 45′ – Dal primo agli ultimi minuti va la presenza del Napoli dentro il primo tempo, nel senso che poco dopo il fischio iniziale e a pochi minuti dal fischio di metà gara ci sono state le folate azzurre più consistenti. Pronti-via e il Napoli era già nell’area cagliaritana, con un’azione da gol prolungata che ha procurato due o tre situazioni di grosso pericolo al giovane Silvestri, prima di lasciargli ritrovare la calma. Poi almeno 25′ di quiete, con il Napoli padrone del campo, guidato da un ispirato Hamšík, ma poco incisivo negli ultimi metri. A suonare la carica perciò ci ha pensato Dzemaili da fuori area, facendo tremare la mano di Silvestri e la traversa al 27′. Preludio del vantaggio, giunto su rigore dai piedi di Mertens, che due minuti dopo, al 35′, ha avuto un’altra occasione. E al 43′ la rete del 2-0, meritata dopo un forcing di diversi minuti, al termine di una bella azione aggirante, veloce quanto manovrata, che ha visto Callejòn appoggiare un assist facile facile per Pandev. Doppio vantaggio all’intervallo con molto poco Cagliari, e Napoli tranquillo e sopra di due reti, approfittando della scarsa opposizione degli ospiti.

ALLENAMENTO E PASSERELLA – Come se non bastasse l’atteggiamento pigro dei sardi, a compromettere tutto è arrivata l’espulsione di Silvestri a inizio ripresa e, qualche minuto dopo ll’errore di Hamšík dal conseguente rigore, anche il 3-0 di Dzemaili. A questo punto la gara, già senza poste in palio, è praticamente finita, e per la restante mezzora abbondante il Napoli ha portato avanti un match già facile che si è avviato a conclusione con l’intensità di un allenamento tenuto con impegno. Impegno perché gli undici di Benitez hanno condotto l’incontro senza rinunciare all’applicazione e all’aggressività, approfittando dei ritmi bassi e dello scarso agonismo per fare il bello e il cattivo tempo, tanto che il 3-0 sta anche stretto. L’opportunità è stata per i singoli: Hamšík ha sbagliato un rigore per troppa voglia di segnare, ma ha guidato con ispirazione le azioni dei suoi; Mesto ha dimostrato una ritrovata lena, mentre Dzemaili ha condito il suo ritorno accanto a Inler con una traversa e un gol; Mertens ha confermato di avere anche grande intelligenza tattica oltre alle note doti tecniche e Pandev, nonostante i limiti atletici, è stato decisivo in ogni situazione da rete.

I MERITI DI BENITEZ – Di particolare tranquillità e libertà ha goduto anche il tecnico spagnolo del Napoli. Oltre ad aver potuto attuare un vero e proprio turnover senza timori, premiato dalle belle prestazioni di Dzemaili e Pandev, Benitez ha sperimentato anche sul suo fidato modulo. Sul 3-0 e in undici contro dieci, non pago e anzi forte di questo privilegio, ha scelto un cambio offensivo togliendo Inler per Zapata, conservando il 4-2-3-1 come posizioni, ma passando di fatto, date le caratteristiche degli interpreti (Hamšík arretrato accanto a Dzemaili e Pandev con Mertens e Callejòn dietro Zapata), ad un potenziale 4-1-3-2 in fase di possesso. Finché l’ingresso di Radošević per Pandev non ha riequilibrato l’assetto per i minuti finali.
Benitez ha certamente commesso qualche sbaglio nel corso della stagione e non sempre è stato condivisibile per certe idee, ma ha l’incomparabile merito di aver introdotto una nuova mentalità di gioco non solo nel Napoli, ma in tutto il calcio italiano. Chi gli critica che “in Italia si vince 1-0”, trascura che queste convinzioni sono la causa del declino tecnico del nostro calcio, mentre Rafa ha provato a non adattarsi e rinnovare l’ambiente, ispirandosi ad un modello più inglese che spagnolo. Per questo, anche nel finale di stagione e dopo lo sforzo di Coppa Italia, il Napoli si ritrova a vincere 3-0 e con un gioco brillante una gara ininfluente e priva di stimoli. 

Lorenzo Licciardi

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