I timori della vigilia erano forti, ma il Napoli gioca senza paura come aveva chiesto Rafa Benitez. Un Napoli prudente, attento alla fase di non possesso, ma consapevole di potersi giocare le sue carte col passare dei minuti. Autorevolezza data dal tasso di esperienza internazionale garantito dai nuovi arrivati (Reina, Albiol, Callejon, Higuain) e dalle mosse dell’allenatore.
Gli azzurri scendono in campo con un 4-4-2 classico, con tutti i suoi elementi disponibili a rientrare sotto la linea della palla. Hamsik e Higuain si impegnano a fondo per ostruire le linee di passaggio tra centrali difensivi e mediani avversari, obbligando Hummels (il vero regista della squadra) al lancio lungo invece che al fraseggio corto. L’unica volta che Hamsik sbaglia la posizione mettendosi dietro ad Higuain, invece che al suo fianco, nasce l’azione più pericolosa del Dortmund. È il 25′ del primo: Hummels avanza oltre la metà campo e serve tra le linee Blaszczykowski. Scatta la combinazione tutta di prima con Reus finalizzata da Lewandowski addosso a Reina. Il tap-in successivo dello stesso Reus è ribattuto da Zuniga di testa. In questi lampi di gioco a grande velocità e nel potente forcing finale (seppur con l’uomo in meno) si vede tutta la forza tattica, atletica e mentale di una squadra mai doma, ai vertici in Bundes e vice-campione d’Europa.
Acquista così ancor più valore quello che riesce a mettere in campo il Napoli: Hamsik, più impegnato al centro, consente a Callejon e Insigne di rimanere larghi e di andare a cercarsi l’1 vs 1 in fascia. Inler prova spesso il cambio gioco lungo. Inler e Behrami sono impegnati nelle coperture preventive. Quest’ultimo è decisivo nella protezione del corridoio centrale, sdoppiandosi tra la marcatura del temutissimo Mkhitaryan, completamente annullato, e di barriera umana sui tagli degli esterni alti teutonici.
Con questi presupposti il vantaggio del Napoli non sorprende nessuno, anzi Insigne, ispiratissimo oltre che generoso nei ripiegamenti, avrebbe potuto portare avanti i suoi anche prima.
La firma di Higuain sulla rete dell’1-0 porta con se un codice che dovrebbe essere utilizzato in tutte le scuole calcio. Sto parlando di un percorso tutto cognitivo che gli spagnoli chiamano P.A.D. (percepisco, analizzo, decido), una progressione mentale che consente al giocatore di predire quello che può succedere, muoversi per tempo e programmare il gesto tecnico appropriato prima che l’avversario possa organizzarsi. Higuain lo fa sistematicamente, è una capacità innata, ma senz’altro perfezionata nel corso della sua carriera. Mentre Zuniga riceve il secondo passaggio da Insigne lui si posiziona sul secondo palo alle spalle di Hummels nella zona di Schmelzer. In questo modo crea un buco nella difesa del Borussia. La percezione di quello spazio libero è condivisa con Zuniga che effettua un preciso cross a rientrare proprio su quella zolla. Higuain ha già elaborato la soluzione. Decide di attaccare quello spazio aggirando Hummels per staccarsi dalla marcatura del terzino. Il gesto tecnico finale è solo il frutto di una costruzione logica degli spazi da aggredire e di tempi d’esecuzione sincroni alle intenzioni dei compagni. La presa di posizione felice gli permette di frapporre il corpo tra lui e il difensore e di sfruttarne anzi l’appoggio per andare in torsione e deviare di giustezza la palla sul palo lungo.
La seconda mezz’ora della gara è dominata dal Napoli. L’espulsione di Weidenfeller accentua il trend in discesa della gara, il capolavoro balistico dovrebbe chiudere il match. Ma proprio sul più bello in Napoli decide ci complicarsi la vita. Benitez toglie i giocatori più in palla, Insigne e Higuain, pensando probabilmente già al Milan, dando un segnale negativo alla squadra che pensa di aver già chiuso la pratica. Così il finale è da film dell’horror. Mertens e Pandev entrano malissimo in campo, perdendo troppi palloni. Per fortuna manca poco alla fine e il Dortmund riesce solo ad accorciare le distanze. Una lezione di cui far tesoro per il futuro.
Fonte: Il Mattino.
La Redazione.
D.G.
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