C’è il buio oltre la siepe: e in quel silenzio assordante che si percepisce a distanza, in quella pineta che ora somiglia ad un bunker, è concentrata l’essenza d’una vigilia infinita, praticamente eterna, cominciata sul triplice fischio di chiusura di Napoli-Udinese e proseguita nella penombra di due settimane ammantate dalle Nazionali, dall’eco indistinto proveniente da qualsiasi angolo della terra in cui la madre di tutte le partite deflagrava d’incanto. Benvenuti a Castelvolturno, nel quartier generale d’una squadra ormai assediata esclusivamente dai propri pensieri, proiettata allo Juventus Stadium con la mente e pronta però a portarci tutta se stessa, con quel carico di nozioni che Mazzarri starà diffondendo attraverso una inevitabile scrematura «perché hai soltanto due sedute di tempo e devi cercare di dare quando più indicazioni vorresti, ma senza esagerare».
SU IL SIPARIO – Si gioca e non c’è ormai un istante da perdere, perché il tempo è tiranno e la palla sta per cominciare a rotolare verso il futuro, contenitore d’emozione e di strategie che si accavallano, lampada con la quale inventarsi una magìa da mille e una notte, per regalarsi un brivido. Si parla ma moderando le dosi, utilizzando il proprio codice e scegliendo gli argomenti centrali di un’analisi sviluppatasi sui taccuini e dinnanzi al videotape: «Ma in genere io dò dieci-dodici suggerimenti, avendo almeno una settimana di lavoro; e in casi del genere, quando hai appena la rifinitura, puoi limitarti a due o tre annotazioni». Si studia: ma nella quiete che precede la tempesta (agonistica, sportiva) d’un sabato particolarissimo, in cui il Classico all’italiana si presenta nella maestosità delle cifre, diciannove punti a testa e primo posto in condominio, e va dunque preservato – ma come accade sempre – da ingerenze, dalla curiosità dei cronisti, dalla voracità d’un universo che s’accapiglia persino su dettagli (apparentemente) irrilevanti e che ormai, da un po’, è costretto a starsene alla larga da quei pannelli invalicabili, un velo spesso così, una cortina fumogena imperforabile.
COLLOQUI – Quarantotto ore al via però prima di infilarsi in quel frullatore di sensazioni, val la pena di sfruttare la propria filosofia tecnica e tattica ma senza evitare di ricorrere alla psicologia spicciola che va utilizzata per scuotere le corde giuste: e mentre Juventus-Napoli comincia ad annunciarsi, i riti prevedono i colloqui personalizzati nei quali Mazzarri va a rifugiarsi sistematicamente, mezz’ora di faccia a faccia per infilarci gli input giusti nel momento giusto.
SI PARTE – Ma non finisce qua, perché a sera, mentre intorno s’è diradata l’attesa, nell’ufficio di Mazzarri la tensione s’avverte sulla pelle, nelle scariche d’adrenalina e in quella nuvola di fumo che s’impadronisce dell’aria, nella luce fioca d’un televisore sul quale scorrono le immagini dell’ultima Juventus, quella che ha affrontato ed ha sofferto con lo Shakhtar ma innanzitutto quella che ha segnato tre reti in meno di venti minuti alla Roma, in quella macchina perfetta presentata ai propri calciatori come un modello nel prepartita di Sampdoria-Napoli: «Ai ragazzi ho spiegato che i campioni d’Italia rappresentano un punto di riferimento per la capacità di affrontare la partita con una fame che ha pochi eguali e che viene espressa in ogni partita». Ma adesso ci sono da divorare ancora un venerdì impregnato di stress, del carico d’una conferenza stampa che, potesse, eviterebbe con piacere; il volo verso Torino, le confidenze a mo’ di confessione con Cavani, le indicazioni per Maggio e Zuniga o per Hamsik; e infine il sabato, che però finirà presto, alle sei della sera, quando il calcio resterà infilato nel pallone e il passato sarà ormai il nulla.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.