PRAGA. Sembra un freezer con il cielo sopra, lo stadio dello Sparta. E la cosa positiva per il Napoli è che a non evaporare in questa serata gelida per il termometro e per lo spirito è solo la qualificazione. Anzi: lo 0-0 fa sentire persino un teporino aBenitez.Il pareggio, infatti, regala i sedicesimi con un turno di anticipo: per vincere il girone, basta battere lo Slovan (ultimo a zero punti) tra due settimane. Senza badare a quello che faranno Young Boys e Sparta. Il pareggio è la cosa migliore della serata di Praga: perché per lunghi, balbettanti momenti, la squadra di Benitez è sembrata sorella, o almeno cugina, di quella che per qualche gara di troppo si è vista in Europa (a Berna) e contro le piccole d’Italia. La mentalità in particolare. Coerente con l’ultima versione di se stesso, il Napoli ha comunque arrancato a lungo anche con lo Sparta, soprattutto nel primo tempo. Non ci fosse stato Rafael, autore di due prodigiosi interventi su Lafata dopo 5 minuti del primo tempo e su Matejovki, nella ripresa, e due provvidenziali traverse, magari sarebbe finita diversamente. Ma non è il caso di guardare il pelo nell’uovo. E adesso, però, il Napoli farà bene a farsi piacere questa Europa League, non proprio i giardinetti con le giacche a vento a terra per segnare le porte.
GIUDIZIOSO – Difficile, adesso, poter storcere il naso per la formazione scelta da Benitez: è stato un turnover giudizioso fino a un certo punto, perché pur di non toccare il suo modulo «intoccabile » ha preferito piazzare Jorginho alle spalle di Higuain, come trequartista, piuttosto che in linea con Gargano e Lopez, azzardando un centrocampo a tre. A sfigurare è stata soprattutto la prestazione dell’italo- brasiliano. È stato un po’ più lucido degli altri David Lopez. Attorno a lui, il Napoli del primo tempo è apparso abbastanza diseguale e sbilenco sulle fasce dove hanno agito Mesto e Britos con sofferenza. L’esuberanza dei padroni di casa è apparsa comunque qualcosa di adolescenziale, limitata solo alle sfuriate dei primi minuti. Poi gli azzurri l’hanno demolita con il realismo della loro età adulta, con la pazienza di chi ne ha viste tante e sa che la vita è lunga. Contenuta la tempesta iniziale, infatti, non più di una ventina di minuti, il Napoli è venuto fuori. Senza dare spettacolo, per carità,ma addomesticando il ritmo da big. D’altronde, l’inferno di ghiaccio è stato sfiorato al 5’ quando Koulibaly ha sbagliato l’appoggio e meno male che dopo la traversa di Husbauber, Rafael ha trovato la manata fenomenale. La botta di fortuna che ogni tanto è mancata al brasiliano.
SBIADITO – Assente in attacco e distratto in difesa, il Napoli dà l’impressione di essere stanco, sfiatato e confuso. Ma non si capisce fino a che punto tutto ciò sia voluto per risparmiare energie e forze in vista della partita di lunedì sera a Genova con la Sampdoria. Nella realtà gli azzurri hanno vissuto per molte settimane alla grande, e adesso tocca pagare il conto. Il punto, chiaro, è che a correre ieri è stato di più lo Sparta, in una serata che per tenersi caldi avrebbero avuto voglia di correre persino gli spettatori sugli spalti. Rischiato lo svantaggio, la reazione azzurra non è mai veramente arrivata, se non nel finale della partita, quando Hamsik ha sfiorato la traversa e un invitante tiro-cross di Mesto non è stato deviato prima da Zapata e poi da Ghoulam. Lo Sparta potrebbe approfittarne ancora. Meno male che ci pensa Rafael, deviando sulla traversa il colpo impazzito dal limite di Matejovsky.
LA GESTIONE – Benitez sa che non è la serata per sprecare occasioni. Basta un punto,meglio non affaticarsi troppo. L’obiettivo è contenere lo Sparta. E così anche nella ripresa riesce a non abbassarsi troppo, vigila al meglio le fasce, e prova a ripartire spesso, perché la difesa dei padroni di casa, con tutta la simpatia, mostra evidenti segni di fragilità e si intimidisce quando la qualità altrui si sviluppa. Ma, questo, avviene, quasi mai. Anche perché quelli dello Sparta, a un certo punto, si sono ben dislocati e hanno sempre respinto gli attacchi mai roboanti del Napoli.
Fonte: Il Mattino
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