Una storia piuttosto affascinante narra di come Walter Sabatini, all’epoca Direttore Sportivo del Palermo, illuminato dalla prestazione di quello che all’epoca era ancora un esterno sloveno praticamente sconosciuto, abbia deciso di acquistare Josip Ilicic nell’intervallo della gara di ritorno tra i rosanero e il Maribor, giocata nella città siciliana e valida per i preliminari di Europa League della stagione 2010-11. Più prosaicamente, però, al momento del doppio confronto con il Maribor, il Palermo aveva già praticamente acquistato Ilicic seguendo le strade tradizionali: l’attaccante era stato segnalato da un procuratore amico di Sabatini, e osservato in vari match della squadra slovena.
Tuttavia, come spesso succede con gli aneddoti troppo belli per essere veri, anche questo nasce da un seme di autenticità, seppur germogliato in maniera fantasiosa: il giorno della partita, in effetti, il Palermo si convinse ad acquistare un giocatore del Maribor e si accordò con la dirigenza ospite prima della fine del match, ma il giocatore in questione non era Josip Ilicic, bensì Amir Bacinovic – oggi svincolato dopo l’ultima stagione giocata con la Sambenedettese, in Serie C.
Ad ogni modo, in pochi avrebbero pronosticato che nove anni dopo lo sgraziato esterno sloveno acquistato da Zamparini e Sabatini, sarebbe stato uno dei giocatori maggiormente in grado di incidere su una partita dell’intera serie A.
Nella partita del San Paolo, fondamentale per l’Atalanta per la corsa a un posto a un posto nella prossima Champions League, Josip Ilicic era partito dalla panchina. Gian Piero Gasperini, anche in vista della semifinale di ritorno di Coppa Italia in programma giovedì prossimo, aveva preferito risparmiare minuti al suo giocatore, da tempo sofferente al ginocchio. Al suo posto, il tecnico nerazzurro aveva scelto Pasalic, schierandolo sul centro destra, nella posizione abitualmente occupata da Ilicic.
Una partita a scacchi
Sull’altra panchina, Ancelotti faceva accomodare accanto a sé Lorenzo Insigne, scegliendo Mertens e Milik in attacco. Un altra novità del tecnico emiliano è stata quella di far giocare Malcuit e Hysaj contemporaneamente, con il secondo spostato a sinistra per l’occasione.
Al di là delle scelte dei singoli, si può dire che prima della mossa decisiva di Gasperini – l’ingresso in campo di Ilicic – la gara del San Paolo era stata una lunga partita di scacchi tra i due allenatori. Ancelotti aveva studiato delle mosse specifiche per contrastare gli avversari, provando a inibirne i punti forti e sfruttarne a proprio vantaggio le peculiarità: il Napoli visto ieri era piuttosto fluido, in fase di possesso palla somigliava più a un 3-5-1-1 che a un 4-4-2.
Approfittando della consueta priorità assegnata dal sistema difensivo dell’Atalanta al controllo degli uomini rispetto alla gestione degli spazi, l’idea di Ancelotti era quella di allargare il più possibile le maglie della difesa a 3 bergamasca, sia per creare varchi da attaccare coi centrocampisti, che per rendere più difficili le tipiche scalate dei giocatori nerazzurri necessarie a coprire le marcature saltate, allontanando gli uni dagli altri i difensori atalantini. Per questo Mertens giocava largo sulla fascia sinistra – provando a spostare così verso l’esterno il centrale di destra Mancini – mentre Zielinski partiva alle spalle di Milik, pronto a inserirsi a rimorchio del centravanti; con Callejon quasi in posizione di mezzala destra, per trascinare con sé il suo marcatore, Masiello, aprendo spazi da attaccare per Malcuit, sempre alto e aperto sulla fascia destra.
La strategia di Ancelotti per manipolare la struttura difensiva dell’Atalanta, utilizzando a proprio favore il forte orientamento sull’uomo degli uomini di Gasperini, ha avuto un buon successo e il gol del vantaggio realizzato da Mertens è nato proprio da un inserimento di Malcuit nello spazio vuoto liberato da Callejon.
Anche in fase difensiva il tecnico azzurro aveva pensato a delle soluzioni ad hoc per fronteggiare il possesso palla degli avversari. La scelta di Ancelotti era quella di provare a contrastare la circolazione del pallone dell’Atalanta fin dalle fasi iniziali dell’azione, evitando così il consolidamento del possesso e la formazione delle abituali catene laterali con cui i bergamaschi attaccano le difese avversarie.
Per questo il Napoli pressava in parità numerica la linea difensiva dell’Atalanta impegnata nelle fasi di impostazioni della manovra: Callejon si alzava sulla linea di Milik e Mertens per pressare alto i tre difensori nerazzurri e forzarne gli errori o, in ogni caso, per provare a costringerli a lanciare lungo, evitando la formazione delle catene di passaggi con cui l’Atalanta prova generalmente a risalire il campo.
Solamente se costretto a difendere posizionalmente nella propria metà campo, il Napoli ripiegava nel suo consueto 4-4-2.
Nella prima fase della partita l’Atalanta ha sofferto le mosse ideate da Ancelotti. In particolare, il pressing del Napoli non consentiva ai bergamaschi di risalire in maniera compatta il campo e, conseguentemente, allungava la squadra di Gasperini.
Anche lo schieramento scelto dal tecnico azzurro in fase di possesso palla complicava i piani dell’Atalanta. Gomez, inizialmente schierato come trequartista, in fase difensiva doveva occuparsi di Fabian Ruiz, probabilmente individuato da Gasperini come il giocatore deputato ad organizzare dal basso la manovra offensiva della propria squadra, con Freuler su Allan e De Roon libero di assorbire i tagli interni di Zielinski. Ma il 3-5-1-1 di Ancelotti, con Allan basso e Fabian Ruiz impiegato sul centro sinistra, finiva però per allontanare troppo Gomez dal centro del campo, costringendolo a coprire una porzione di campo troppo ampia in fase di non possesso.
Per questo, dopo appena un quarto d’ora di gioco, Gasperini ha invertito le posizioni del “Papu” e di Pasalic, spostando il croato al centro del campo e l’argentino in posizione di attaccante di centro destra del 3-4-1-2 nerazzurro.
Dopo il gol del vantaggio del Napoli, l’Atalanta ha alzato il livello del proprio palleggio, prendendosi dei rischi in uscita dal pressing del Napoli pur di consolidare il possesso e abbassare la difesa del Napoli. Il possesso palla, che fino al gol di Zielinski era stato per il 55% del tempo a favore dei partenopei, è passato nelle mani nerazzurre, che nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo hanno avuto la palla per il 71% del tempo.
Il Napoli, così, è stato costretto ad abbassare il proprio baricentro, regalando pericolosità offensiva all’Atalanta ma, al tempo stesso, guadagnando spazi da attaccare contro l’aggressività dei difensori atalantini, spesso costretti dal proprio sistema di gioco a contrastare in parità numerica gli attaccanti avversari.
Le due enormi occasioni per il Napoli – quella di Zielinski al minuto 34 e quella di Milik al minuto 48, con il salvataggio sulla linea di Masiello – sono nate da sponde effettuate da un attaccante schierato centralmente, marcato da un difensore dell’Atalanta, ma senza alcuna copertura dietro.
La mossa vincente
Al decimo minuto del secondo tempo Gasperini ha effettuato la mossa vincente, come detto, inserendo Ilicic al posto di Freuler. Lo sloveno è entrato nella sua consueta posizione sul centro destra dell’attacco nerazzurro, con Gomez riportato in quella di trequartista e Pasalic arretrato a centrocampo.
L’Atalanta ha continuato coraggiosamente a manovrare con tutti gli uomini a disposizione, alzando in costruzione anche i difensori e regalando spazi invitanti ai contrattacchi in campo aperto del Napoli, un effetto collaterale quasi fisiologico della strategia di gioco dei bergamaschi. Ma l’ingresso di Ilicic ha dato ordine alla squadra e aggiustato i tempi del possesso palla dei bergamaschi.
Le ricezioni di Ilicic, con il piede mancino, il corpo girato verso il centro del campo e il fianco destro a protezione del pallone, sembravano fermare il tempo dell’attacco nerazzurro: i tempi di attesa – la pausa – e la scelta del momento del passaggio, hanno ordinato e sincronizzato i movimenti dei compagni di squadra, sia quelli più vicini, nella catena di destra dell’attacco, che quelli più lontani, raggiungibili dallo sloveno entrando dentro il campo conducendo palla con il piede sinistro.
Scampati diversi pericoli, il contributo di Ilicic ha accordato perfettamente l’orchestra atalantina e i gol con cui la squadra di Gasperini ha ribaltato il risultato sono nati da due “third pass” dello sloveno e, più in generale, dalla sua qualità tecnica e dalla gestione del tempo e degli spazi.
In occasione del primo gol, l’Atalanta ha creato superiorità numerica sulla fascia destra, che Ilicic ha trasformato in un’azione da gol con la scelta del tempo esatto in cui servire l’inserimento esterno di Hateboer.
Ilicic conduce, con il suo palleggio e il suo perfetto posizionamento tra gli avversari, la risalita del pallone, trasformando una semplice superiorità numerica in una superiorità posizionale fino al momento in cui manda al cross Hateboer.
Nel gol del vantaggio bergamasco, invece, Ilicic ha ricevuto internamente e velocizzato l’azione dribblando Allan e Hysaj, poi ha servito con un passaggio apparentemente semplice, ma perfetto per tempistica e direzione, Zapata, posizionato tra terzino e centravanti avversario.
Ilicic vede lo spazio per servire Zapata e si infila tra Allan e Hysaj per aprirsi la linea di passaggio verso Zapata.
Le pedine vincono le partite
Sia prima che durante la partita Ancelotti e Gasperini hanno mosso le proprie pedine nella scacchiera per ottenere vantaggi strategici sull’avversario. Alla fine la mossa vincente è stata quella dell’allenatore nerazzurro, che ha inserito Ilicic, ma sono state le capacità dello sloveno a decidere le sorti di un match estremamente tattico.
Il Napoli ha sprecato molte buone occasioni per raddoppiare e mettere due gol di distanza tra sé e l’Atalanta, ma ai bergamaschi va riconosciuto il merito di avere innalzato il livello del proprio gioco dopo lo svantaggio e di avere sempre creduto nel coraggio e nella spregiudicatezza del calcio proposto dal proprio allenatore.
L’ingresso di Ilicic ha regalato una nuova dimensione al gioco d’attacco dell’Atalanta, che pur rimanendo immutato nella forma, ha acquisito una nuova sostanza grazie ai tempi di gioco e alla tecnica del giocatore sloveno. Ancora una volta una partita di calcio ci ricorda che le mosse sulla scacchiera di un allenatore sono fondamentali per creare il contesto migliore per la prestazione di una squadra, ma sono poi le interpretazioni e la sensibilità dei calciatori a dare significato e respiro vitale alle trame ideate a tavolino.
Con questa vittoria al San Paolo, l’Atalanta ha raggiunto il Milan al quarto posto in classifica ed è, quindi, se pur in svantaggio negli scontri diretti contri i rossoneri, in piena corsa per un posto nella prossima Champions League. Chissà se davvero l’Italia riuscirà a mandare in Europa la sua squadra più coraggiosa e il progetto tattico più chiaro e netto dell’intera Serie A.
Fonte: L’Ultimo Uomo
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