Ma vi serve un difensore centrale? Calma e gesso, perché nell’organico c’è; è grande e grosso, e sa quel che chiede Mazzarri, il mentore. C’è un buco sulla fascia di sinistra, una toppa da infilare per sistemare gli equilibri? Un’occhiata e via, ricompare quell’omaccione che ha un fisico bestiale e una predisposizione a far tutto. E se poi v’interessa un armadio che sappia occupare persino le due zone del campo, e però muovendosi da corazziere del centro-sinistra, va ancora meglio a Salvatore Aronica, il tuttofare d’una squadra che sa sempre d’avere un amico sul quale poter contare, nella buona e nella cattiva sorte.
IL JOLLY-Il tempo scorre via lentamente ma ormai il count down è cominciato ed è (quasi) il momento di Palermo-Napoli, guarda un po’ la “partita” di Salvatore Aronica, il picciotto che è cresciuto a Mondello e che lì ha casa: è un derby personalissimo che scuote l’anima, che produce emozione, una scarica di adrenalina a cielo aperto, nella notte della “Favorita” da attraversare sapendo di avere addosso gli occhi dei genitori, della propria famiglia, degli amici d’infanzia.
Tocca a lui, ancora, di nuovo, come da copione, perché quando il gioco si fa duro il duro è convocato per giocare: e stavolta, complice la Supercoppa, ma anche una versatilità riconosciutagli, su quella corsia monca, svuotata sia da Zuniga che da Dossena, è il momento d’infilare chi conosce a memoria lo spartito, avendo recitato nella parte tanto a Reggio Calabria quanto in maglia azzurra.
L’ESCALATION– Dal Bagheria alla Juventus e poi in tour, scegliendo preferibilmente il Sud, poi fermandosi a Napoli, per cinque anni, con tanto di opzione per il sesto. Il giro d’Italia di Salvatore Aronica può dirsi ormai sul vialone conclusivo e dopo Crotone e Messina, Ascoli e Reggio Calabria, in quel frullatore in cui ci sono ormai duecento tredici gare di serie A e oltre trecento complessive, il san Paolo si trasforma in una sorta di culla in cui lasciarsi andare. Due qualificazioni in Europa League, una in Champions, la coppa Italia del 20 maggio e adesso questo ruolo da «guida spirituale», conquistato in un quadriennio in cui è emerso il carattere e il piglio autoritario, la fedeltà e la disponibilità assoluta a far qualsiasi cosa, a non indietreggiare mai dinnanzi alle responsabilità. Il tutor d’un settore che ormai rappresenta la continuità dell’idea-Mazzarri s’è «difeso» attaccando e quando il dovere ha chiamato, il piacere è stato dimostrare la propria duttilità.
I NUMERI– L’avventura comincia nel settembre del 2008 e da quel giorno è stato un crescendo: ventitré presenze subito, poi altre ventisei e poi, via via, spazzata la concorrenza: arriva Victor Ruiz dalla Spagna, un talento in erba poi finito al Valencia, ma gioca Aronica; nove milioni di euro per Britos, che si infortuna, e comunque gioca Aronica: che, allo stato, nella classifica, la differenza riesce a farla ovviamente con la somma, che dice centotrentuno partite tra campionato, coppa Italia, Europa League e Champions e un contratto appena rinnovato sino al 2013 ma con dentro un’opzione per la riconferma, nel caso in cui riesca a giocare (almeno) ventitrè gare, il suo minimo partenopeo. Era scritto da qualche parte che la prima della sua quinta stagione fosse proprio al «Barbera», Palermo-Napoli: la svolta a sinistra d’un Totò che sa sempre come far tornare il buon umore.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
