E adesso bisognerà vendere, ma sul serio, rimuovendo dal bilancio quella serie di voci che costituiscono un tormento. E’ il momento di Dzemaili, prossimo al ceck-in per Milano (rossonera) e poi di Pandev: il preliminare di Champions vissuto in poltrona ne è stata testimonianza, ma l’addio s’era concretizzato in tempi non sospetti, sin dal finale d’una stagione divenuta avara nel minutaggio, nelle presenze. Il mercato è anche altro, per chi ha una società sulle spalle e conti da far quadrare: ci sono Dzemaili e Pandev, vero, ma ci sono anche Donadel e Rosati, ai quali vanno riconosciute buste paga di rilievo; e ora, dovendo tracciare un organico definitivo, vanno ritenuti in esubero anche Gargano e Radosevic. L’imperativo è vendere, perché sei calciatori (fuori da quello che viene ritenuto un progetto) rappresentano un impedimento economico, un fardello difficile da sostenere: e in ques’Italia ch’è in crisi, in questo calcio che deve sgomitare, in questo Napoli che ha faticosamente acquistato, ora rimane l’assillo di avere una mezza dozzina di stipendi che gravano. Però bisognerebbe vendere, non svendere, perché quel Calaiò al Catania in prestito con diritto riscatto «per trecentomila euro» in caso di promozione, ha lasciato un segno in De Laurentiis e pure un filo di amarezza…
Fonte: Corriere dello Sport
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