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Napoli, 12 mesi indimenticabili

Gioie e dolori in Champions, il trionfo in Coppa Italia, l’addio del Pocho, i veleni della Supercoppa a Pechino, i 42 gol di Cavani... è già storia

GENNAIO  – La notte dell’Epifania, nella calza spedita dal Cile – con dodici milioni di euro versati in contrassegno – c’è Edu Vargas come sorpresa. E’ il pallone d’argento del Sud America, un tipetto niente male, una stellina che s’accenderà poco e che, con la Befana successiva, quella che sta per arrivare, deve prenotare un viaggio di ritorno. La “prima” del 2012 è una festa: tre reti a Palermo e prova di autorevolezza, che verrà poi ridimensionata dai pareggi con Bologna e Siena e dalla sconfitta a Marassi, a casa-Genoa.
FEBBRAIO  – La “crisetta” di risultati viene cancellata con un colpo di spugna a Firenze, con uno 0-3 sontuoso, ma la data simbolo è il 21 di febbraio, quando al San Paolo arriva il Chelsea: allo stadio arrivano in 52.495 paganti, per un incasso record di 3.153.376,00 euro, oltre sei miliardi delle vecchie lire. Finisce 3-1 – dopo che i blues sono passati in vantaggio con Mata e Lavezzi, Cavani e ancora Lavezzi hanno operato il soprasso. Ed è una serata magica e però anche (paradossalmente) inquietante quando Ashley Cole toglie letteralmente dalla porta il pallone del 4-1 di Maggio. Ma è una notte che si prende un ritaglio della storia e che resta impressa nella memoria.
MARZO  – E’ il mese più pazzo (e doloroso): 2-1 a Parma, in zona Cesarini, poi sei reti al Cagliari, ma la ferita di Stamford Bridge si apre il 14 e non sarà mai chiaro fino a quando sanguinerà. La fantastica cavalcata si frantuma ai supplementari degli ottavi di finale: è 4-1 per il Chelsea, in uno stadio abitato dalle streghe di quel salvataggio clamoroso di Cole nella gara d’andata. Il Napoli rischia di frantumarsi psicologicamente a Udine, dove quattro giorno dopo è sotto 2-0: lo riprende per i capelli Cavani, che fa il 2-2, pur sbagliando un rigore. E’ un cenno di vitalità che la squadra mostra di avere.
APRILE  – E’ un periodaccio, in cui i riflessi di Londra emergono per intero: tre sconfitte consecutive, tutte nette ed anche numericamente clamorose, in casa della Juventus e della Lazio e poi al San Paolo con l’Atalanta, rischiano di lasciare il segno nella corsa alla Champions, che però riparte e continua con le vittorie sul Novara e a Lecce e s’inceppa nel 2-2 (nel finale) all’Olimpico, con la Roma.
MAGGIO  – Il sei si consuma un mini-dramma collettivo, a Bologna, penultima di campionato, ci sono ben oltre diecimila sostenitori partenopei al seguito e per 45 minuti il Napoli domina. Ma alla fine vincono gli emiliani e per gli uomini di Mazzarri sfuma il terzo posto e dunque la Champions. Ma il venti, a Roma, comincia la festa: la Juventus è battuta e dopo oltre venti anni gli azzurri conquistano un trofeo prestigioso. Segnano Cavani e Hamsik ed il Napoli è atteso in città, dove sfila al bordo di un pullman scoperto sino alle sei del mattino, da migliaia di tifosi. Scene da delirio collettivo.
GIUGNO  – Parte (praticamente) il mercato: il primo colpo è del Napoli, che acquista Pandev – definitivamente – dall’Inter, per circa sette milioni di euro. Dal Pescara rientra invece Insigne, fresco di promozione in serie A con il Pescara.
LUGLIO – E’ ufficiale: Ezequiel Lavezzi lascia il Napoli e va al Psg per una cifra vicina ai trenta milioni di euro. Nel momento dell’addio, lettera di saluti ai tifosi attraverso il proprio sito. Il Napoli va in ritiro dal 10 a Dimaro, per preparare la nuova stagione. Comincia, sin dalle prime amichevoli, a mettersi in mostra Lorenzo Insigne, confermatissimo da De Laurentiis.
AGOSTO – Subito le polemiche, a Pechino, nella finale di Supercoppa: vince la Juventus (4-2) ai supplementari, ma la gara è condizionata dalla direzione di gara di Mazzoleni e dalle decisioni di guardalinee ed arbitri addizionali di porta. Napoli due volte in vantaggio, due volte ripreso; poi, prima del 90°, espulsi Pandev e Zuniga. De Laurentiis ordina: disertiamo la premiazione. Il 26 parte il campionato, a Palermo: è un successo netto per gli azzurri, che vincono 3-0.
SETTEMBRE  – Si entra nel vivo: due gare interne e sono 6 punti con Fiorentina e Parma; poi il debutto in Europa League (il 20) contro l’Aik Solna al San Paolo: si sveglia Eduardo Vargas e segna tre reti, lasciando illudere per un po’ i propri sostenitori. Ma resterà quella l’unica vera partita degna di nota dei suoi dodici mesi in azzurro. In campionato il Napoli è una macchina perfetta: dopo il pareggio di Catania, 3 reti alla Lazio a Fuorigrotta e vittoria a Marassi sulla Samp. L’anti-Juve è già stata individuata, almeno così sembra.
OTTOBRE – Un momentaccio, annunciato dalla sconfitta del Napoli-2 a Eindhoven, ma certificato soprattutto dalla battuta d’arresto in casa della Juventus: un 2-0 netto, che non viene mitigato dalla traversa colpita da Cavani nella fase d’avvio della gara. Il Napoli perde quattro delle sue sei partite: va a picco anche in Ucraina, contro la Dnipro e chiude il  suo mese orribile a Bergamo, dove è costretto a rinunciare a Cavani.
NOVEMBRE – Qua e là qualche segnale di crescita, ma i punti lasciati al San Paolo contro il Torino ed il Milan, in zona Cesarini, alimentano un dibattito ed annunciano cedimenti inaspettati. Però c’è poi l’Europa League che dà coraggio e in Svezia, a Stoccolma, in casa dell’Aik, Cavani consegna al Napoli la qualificazione ai sedicesimi con un turno di anticipo. E’ la rivincita del cosiddetto Napoli-alternativo.
DICEMBRE  – Non può finir così un anno indimenticabile e però qualcosa è cambiata: il Napoli perde (immeritatamente) a Milano contro l’Inter e poi in quattro giorni paga la sindrome-Pioli, perché il Bologna prima riesce a vincere al san Paolo in campionato (2-3) al termine di una gara rocambolesca, che gli azzurri stavano vincendo a qualche istante dalla fine, e poi, in coppa Italia, addirittura con una squadra imbottita di riserve, buttano fuori la squara detentrice alla sua prima apparizione nella manifestazione. La Discplinare, per il caso-Gianello, toglie due punti in classifica agli azzurri e squalifica Cannavaro e Grava per sei mesi. Una mazzata. Ma la vittoria di Siena cicatrizza (almeno) ogni polemica.

Fonte: Il Corriere dello Sport

La Redazione

M.V.

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