NAPOLI – Magnifico: perché il sogno è in quell’universo tinteggiato d’azzurro, il cielo in una stanza che ha poster per l’eternità. «Napoli per sempre». Magnifico: perché in quello scugnizzo di Lorenzo, il futuro è nelle certezze, nella maglia che sa di seconda pelle, nella dimensione onirica attraversata dalla fanciullezza ai giorni nostri. Magnifico: cos’altro potrebbe raccontare adesso il piccolo principe, con il contratto sino al 2018 annunciato secondo i criteri della comunicazione moderna attraverso un tweet presidenziale. «Il contratto di Lorenzo è stato allungato per cinque anni, da questa stagione Lorenzo guadagnerà settecentomila di euro più bonus». Fatto, anzi rifatto: e i dettagli solitamente legati alla firma d’un rinnovo rappresentano il nulla, bollicine vuote che galleggiano nell’afa, perché all’appuntamento decisivo con il Napoli, la terna che gestisce lo scugnizzo del gol (Ottaiano-Andreotti-Della Monica) ha scoperto che c’erano obiettivi e interessi comuni e un desiderio di starsene al riparo da qualsiasi sorpresa per un quinquennio ancora. Contatto e poi contratto: è così che si fa e non c’è alcun ragionevole dubbio da analizzare ma soltanto la voglia matta di Insigne di diventare – per quel che può – il simbolo del Terzo Millennio, un profeta che vuole esplodere in Patria, regalarsi notti magiche e poi puntare dritto a Brasile 2014.
PURE LUI – E’ nata una stella e per lasciarla brillare, per non farsela scappare, per evitare lecite tentazioni altrui, per frenare i bollenti spiriti di mezz’Europa, le convergenze parallele partenopee hanno aiutato a rimuovere qualsiasi possibile incrostazione, a tacitare l’eventuale malumore per un trattamento economico ritenuto adeguato, a sistemare il progetto infilandoci dentro Lorenzino Insigne da qui al 2018, con un ritocchino all’ingaggio ed una rinfrescata all’umore che non ammette divagazioni: «Napoli per sempre».
OH SUDAMERICA – Un sudamericano (di Frattamaggiore) in casa ed un altro in testa: il mercato è adesso e non ci sono distrazioni a cui piegarsi, semmai strategie da occultare in quel labirinto in cui sino al 2 settembre ognuno resterà rinchiuso. Il Napoli sta per essere ultimato, ha uomini con la valigia sull’uscio di Castelvolturno (Uvini verso il Chievo, Gargano che piace al Parma, Dossena pronto a scegliere tra il Torino e la Turchia, Calaiò che aspetta il Genoa e Donadel che spera in circostanze favorevoli) e prenotazioni pronte per arricchire l’organico: tutto torna e, con due anni di ritardo, ricompare la sagoma di Jucilei da Silva (25), in arte e in sintesi Jucilei, centrocampista di lotta e di governo mai seriamente scomparso dal radar di Bigon e dello scouting, un’eccedenza dell’Anzhi riemersa dallla memoria e ritrovato sempre utile alla filosofia (anche tattica) d’una squadra che in mezzo ha ancora bisogno d’un uomo. Perché la verità, pure nel calcio, è racchiusa in quel fazzoletto d’erba. Da Insigne a Jucilei, è tudo Brasil…
La Redazione
G.D.
Fonte: Corriere dello Sport
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