Diego, Diego, Diego e le sue storie. Diego e i suoi cimeli e i suoi oggetti-testimonianza dei sette anni a Napoli. Con grande pazienza raccolti dalla tata Lucia Rispoli che in quegli anni è stata la governante nella casa di Posillipo dei Maradona. Cosa farne di queste testimonianze? Delle memorabilia? La Rispoli, con l’appoggio della III Municipalità, chiede al Comune, al sindaco, che gli oggetti siano esposti al San Paolo.
Da Palazzo San Giacomo immediata risposta. Per bocca dell’assessore allo sport Pina Tommasielli che contatterà la signora Rispoli, ricordando che proposte per realizzare il museo azzurro sono arrivate anche da altri privati e che «molti altri hanno proposto di raccogliere collezioni di oggetti». Poi la Tommasielli va al cuore della proposta: «Tutte queste collezioni si possono unire. Il San Paolo è certamente il luogo migliore, potrebbe essere così polo turistico oltre che sportivo».
E mentre si riaccende il dibattito su un contenitore degli oggetti della «Diegomania» raccolti dalla Rispoli e dalla sua famiglia (la signora è vedovadi un ex custode l San Paolo, Saverio Vignati), c’è chi da tempo e con altrettanto certosina pazienza ha messo insieme la bellezza di trentamila cimeli del Napoli. Si tratta di Dino Alinei e Giuseppe Montanino che sono i responsabili dell’associazione «Momenti azzurri», che si batte per ottenere una «location», un museo per i cimeli.
Tuttavia Alinei evidenza subito un problema. «La proposta di conservare quelle testimonianze al San Paolo è interessante, ma cozza contro un problema serissimo: il San Paolo è una gruviera, noi di Momenti Azzurri custodiamo trentamila cimeli del Napoli e non abbiano mai potuto fare un museo nello stadio». Ma come mai? «Non ci sono – prosegue Dino Alinei – le condizioni logistiche. Sarebbe pericoloso, al San Paolo entra di tutto e entrano tutti: sarebbe pericoloso per i cimeli. Ma certo anche le cose custodite dalla signora Rispoli meriterebbero esposizione al San Paolo».
Le scarpette, la Madonnina dell’Argentina, la caffettiera e le magliette del Pibe e poi ancora la panchina, il primo contratto di Diego con il Napoli, la camera da letto. Ce n’è da vedere. E se il tutto fosse unito alle altre testimonianze….
Ma Alinei ricorda che il nodo è e resta la sicurezza: «Abbiamo avuto incontri con De Laurentiis e Formisano (responsabile merketing del Napoli, ndr), ma se lo stadio non passa al club non ci sarà mai sicurezza, perché occorrono spese, di vigilanza di assicurazioni»…
Non resta che attendere: palloni, maglie, statuti societari e quant’altro – di Diego e degli altri campioni azzurri – non meritano l’oblio ma i riflettori.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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