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Muro: “Napoli, bella gioventù”

Il tecnico dei Giovanissimi: "La mia squadra se la può giocare nelle fasi finali"

Barcellona-Napoli, con in mezzo una puntata ad Udine. Per godersi “il verde”, quel verde che, naturalmente oltre l’azzurro, sta diventando un colore sempre più fashion per il Napoli. Dedicarsi al settore giovanile come solo in terra di Catalogna si sa fare ma con un occhio anche alla bella realtà friulana, dove i piccoli talenti (anche se non autoctoni) possono diventare dei fuoriclasse. Non a caso De Laurentiis è stato rapito dalla “cantera” blaugrana e da tutto ciò che si è realizzato da quelle parti. Non a caso il presidente è in continuo e serrato contatto con i Pozzo, a tratti abbagliato dalle vetrine di una società che ha un particolare fiuto per i “saranno famosi” ( e pure costosi) e li trasforma in star. E allora, perché tutto questo non potrebbe diventare pane quotidiano per il pianeta azzurro?

VICE DI MARADONA – Le premesse ci sarebbero: non dimentichiamo che alcuni giovani campani si sono fatti largo, nascendo dal nulla, anche in campo internazionale. “Murodona” all’epoca portava una piccolissima stella al petto, che però brillava di una luce intensa e molto particolare. Era la stella del vice. Ciro Muro, scugnizzo dai piedi buoni di San Pietro a Patierno, la custodiva gelosamente un quarto di secolo fa, quando “l’illuminato” era un certo Maradona. Lui era la sua ombra e il suo tormento, perché aveva sete di calcio e seguiva il maestro come un piccolo apostolo, per carpirne i segreti. Gli subentrò per 11 volte nella stagione del primo scudetto, segnando ad Ascoli e bissando in Coppa Italia nella finale d’andata con l’Atalanta. Che ne dice Muro se facciamo un po’ di amarcord? «Dico che quelli sono tempi che meritano. Frequentare Diego è stata un’esperienza unica, che ti fa migliorare in campo e fuori. Ho appreso tantissimo e non ho dimenticato». 

 

VIVAIO – Ha fatto il girovago da calciatore, partendo dalle giovanili azzurre, poi tante squadre tra cui il Napoli, e adesso di nuovo con i giovani «Si vede che era destino. Con i giovani mi trovo a meraviglia, accetto sempre scommesse e offro tutto me stesso per vincerle» Allora: nel 2001, giocatore e mister delle Viribus Unitis e poi dal 2009 a oggi è passato dalla Berretti, agli Allievi e Giovanissimi… «Tutte esperienze costruttive che vale la pena di vivere. Ho chiesto io di allenare i Giovanissimi per una nuova e stimolante parentesi. Devo dire anche fruttuosa, visto che siamo arrivati in semifinale scudetto. Peraltro impiegando tutti i 29 che ho in organico».  Ci spieghi allora… «Siamo in attesa dei gironi per la fase finale di Chianciano, programmata dal 21 al 28 giugno. Dopo aver eliminato la Lazio, siamo rimaste in otto, con Juve, Milan, Inter, Roma, Torino, Reggina ed Empoli. Oggi saranno sorteggiati i due gironi da cui scaturiranno le finaliste». I suoi ragazzi sono tra i favoriti? «Ce la possiamo giocare con chiunque, anche se Inter, Roma e Torino non scherzano» . Allora è una linea sempre più verde? «Certo. E fa bene il Napoli a proseguire in quest’ottica. In tre anni alcuni talentini sono arrivati in Primavera, disputando i play off, e poi gli Allievi e Giovanissimi in finale scudetto e la Berretti di Mollo sugli allori del tricolore». 
«De laurentiis ha idee chiare» – Un mondo in progress … «Era ora. Siamo sempre meglio integrati con la società, le idee del presidente stanno facendo breccia. Ci sono continue riunioni tecniche con i colleghi Sormani (Primavera) e Liguori (Allievi) ed i responsabili Barresi (settore giovanile) e Bigon. Dico di più: la “cantera” del Napoli ha sempre e comunque tirato. In passato venivano da tutta Italia per fare le spesa, per prendere i nostri campioncini. Sono sicuro che adesso ci sarà un’inversione di tendenza. Ce li cresceremo in casa». 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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