Dopo il ricorso respinto della Juventus sullo scudetto 2006, coinvolto nel caso Calciopoli, l’opinionista di fede bianconera Mughini ha commentato cosi attraverso i microfoni di Dagospia. Ecco le sue parole:
“Caro Dago, sì, sì, non c’è alcun dubbio che gli scudetti vinti sul campo dalla Juve nel suo secolo e passa di scorribande sul campo verde da football siano 37 e non uno di meno.
Lo so, lo so, che quella porcata di Calciopoli – ossia una giuria messa in piedi da un ex membro del Consiglio di Amministrazione dell’Inter che assegna lo scudetto alla società nerazzurra, che in quel campionato era finita terza a 14 punti dalla Juve – è stata confermata dalle successive giurie che hanno giudicato “inammissibile” il ricorso presentato da Andrea Agnelli.
Giurie che non hanno mai avuto il coraggio di “giudicare” autonomamente le vicende di quel torneo, e seppure fosse successivamente venuto fuori che un alto dirigente dell’Inter facesse ai designatori arbitrali le stesse identiche telefonate che faceva Luciano Moggi: ossia che fossero tenuti in gran conto gli interessi della squadra da lui rappresentata. Telefonate le une e le altre che io non giudico affatto illecite, fanno parte del gioco e dell’immenso business del calcio.
Quelle telefonate sono costate alla Juve due scudetti stravinti sul campo – non ho mai incontrato un giocatore o un allenatore in carne ossa che dubitasse di questo mio ultimo giudizio -, la cacciata in serie B, la distruzione di una squadra di cui dieci giocatori su undici avevano disputato la finale del Mundial 2006, la distruzione di una società che non aveva più di che pagare gli stipendi di fine mese.Il giudice sportivo ha successivamente giudicato l’Inter altrettanto colpevole, solo che nel frattempo era arrivata la prescrizione. Sicché quello scudetto di merda e di cartone figura ancora nella bacheca della società nerazzurra, appestando gli scudetti vinti da una delle squadre più prestigiose del Novecento, la Grande Inter di Luisito Suarez e Mariolino Corso.
Ho letto, riletto e studiato gli atti processuali di Calciopoli. Dalla prima pagina all’ultima. Non c’è un solo episodio, non c’è un solo gol, non c’è una sola partita, non c’è un solo arbitraggio di cui sia stata ravvisata l’illiceità in tutti e due i tornei stravinti dalla Juve di Fabio Capello. Quell’anno io mi guadagnavo il pane chiacchierando ogni domenica su quello che era avvenuto in campo.
Il conduttore della trasmissione, l’adamantino Sandro Piccinini, non la finiva di dire a ogni puntata che quell’anno non c’erano mai stati episodi loschi pro-Juve (tipo l’abissale errore dell’arbitro che non diede il gol al milanista Muntari in un tutt’altro torneo). Quei due romanzi del football scorsero tranquilli tranquilli. La Juve in testa dalla prima partita all’ultima. Due scudetti vinti e stravinti. Chiedete a Capello, che è un uomo di onore, che cosa ne pensi. La condanna di Moggi è stata motivata nei termini seguenti. Con l’avere acquistato le famose schede telefoniche difficilissime da intercettare, lui ha predisposto un possibile “agguato” alla liceità del campionato. Di questo agguato non esiste alcuna prova che sia stato effettivamente tentato e attuato sotto forma di pressioni specifiche e colpevoli su qualche arbitro, tanto è vero che nessunissimo arbitro italiano è stato condannato perché essere supino ai voleri della Juve. Nessunissimo. Nessunissimo episodio. Nessunissimo gol. Niente di niente. Lo recita la sentenza della Cassazione pur nel confermare la condanna di primo grado al tribunale di Napoli.E a proposito di sentenze ce n’è una recente che assolve Moggi dall’aver infangato la memoria di Giacinto Facchetti per aver detto che anche lui telefonava e insisteva con i designatori arbitrali. Una sentenza di cui non ho visto traccia sui giornali.
Pazienza. Epperò sì, gli scudetti vinti sul campo sono 37. Nella speranza che fra due anni diventino 39″.
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