La morte di Diego Armando Maradona diventa un vero e proprio affare di Stato in Argentina. Prosegue infatti l’indagine per capire come si siano svolte le ultime ore del Pibe de Oro, prima della crisi respiratoria che lo ha portato il decesso. A fornire un resoconto degli ultimi aggiornamenti è l’agenzia Telam.
Il falso rapporto dell’infermiera. Un passaggio chiave per ricostruire la tragica giornata del 25 novembre è la testimonianza di Dahiana Gisela Madrid, una delle infermiere che seguiva Maradona durante la sua convalescenza dal recente intervento e nello specifico colei che era presente al momento del decesso. Nelle sue prime dichiarazioni agli inquirenti, mercoledì, a poche ore dalla morte, aveva detto di aver controllato la salute di Maradona durante la mattinata, in linea con il rapporto consegnato dalla Medidom, l’impresa che forniva lo staff necessario per assistere il campione. Il rapporto, però, sarebbe falso e la Madrid, stando a quanto da lei stessa affermato oggi, lo avrebbe firmato su indicazione dei propri datori di lavoro. Nell’interrogatorio odierno, l’infermiera ha infatti ratificato le sue dichiarazioni, spiegando di aver sentito il Pibe muoversi soltanto alle 7,30 ma di non essere poi entrata in casa per tutta la mattina, con l’intenzione di lasciarlo riposare, fino all’arrivo intorno alle 11,55 della psichiatra Susana Cosachov e dello psicologo Carlos Díaz. Ai quali però Maradona non avrebbe risposto. Si arriva così a mezzogiorno ed entriamo negli ultimi minuti e nella parte più scottante dell’indagine.
I ritardi delle ambulanze. Alle 12,10 l’infermiera sarebbe così entrata in casa e, dopo aver verificato che Maradona, incosciente, non aveva battito, gli avrebbe praticato un massaggio cardiaco d’emergenza per poi chiamare le ambulanze. L’orario è cruciale: l’avvocato Matías Morla, che rappresentava Maradona, ha infatti dichiarato pubblicamente che i soccorsi sono arrivati ben mezz’ora dopo la prima chiamata. E questo ritardo è sostanzialmente confermato anche dal racconto dell’infermiera. Ma smentito dai controlli incrociati svolti dalla Procura Generale di San Isidro sui tabulati telefonici e sui video delle telecamere di sicurezza. La prima ambulanza arrivata sarebbe infatti quella chiamata dopo la telefonata alla Swiss Medical delle 12,17, effettuata da Maximiliano Pomargo, assistente personale di Maradona e cognato dello stesso Morla: dopo un sollecito delle 12,23, l’ambulanza sarebbe giunta alle 12,28. Vale a dire appena 11 minuti dopo la telefonata. Ad arrivare con maggior ritardo rispetto alla chiamata sarebbe invece stata l’ambulanza del 911 argentino, arrivata dopo la prima telefonata, effettuata alle 12,16 da Leopoldo Luque, medico personale di Maradona, che non era in casa e non aveva specificato chi fosse il paziente. Ma in ogni caso, almeno per quanto racconta finora l’investigazione degli organi competenti in Argentina, si parla di tempistiche ben lontane da quelle denunciate dall’entourage di Diego
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