Paolo Sorrentino è uno dei registi italiani più importanti ed essendo napoletano, ovviamente, tifa Napoli ed ha voluto ricordare così Diego Armando Maradona sulle colonne de La Repubblica:
“Mi ricordo che c’è stata una stagione irripetibile, un momento in cui la disinvoltura ha avuto una precisa corrispondenza con la libertà. Valeva per la giovinezza della mia generazione e di quelle limitrofe. Valeva per Maradona. Lui era disinvolto e, dunque, libero. E anche noi. Adolescenti, ragazzi, giovani, adulti e anziani che ritrovarono una nuova, inattesa fanciullezza, almeno di domenica”.
COS’ERA MARADONA? – “Non lo capivamo. Perché veniva da un altrove. O troppo lontano o troppo vicino. […] I napoletani si sono sempre sentiti unici ed esclusivi rispetto agli altri. “Solo che questa presunta consapevolezza non aveva da anni una cassa di risonanza adeguata, non travalicava il casello autostradale di Caserta. E, dunque, diventava una sterile ostentazione da matti, come quelli che ripetevano in manicomio: «Io sono Napoleone». Quando arrivò Maradona, trovammo la nostra cassa di risonanza. Lui, a ogni passo, a ogni strattone di qualche ragazzo esaltato, confuso e assordato, per strada o su un campo di calcio, con un sorriso timido e antico, sembrava dirci: «Farò sapere a tutto il mondo che voi napoletani siete unici, esclusivi e bellissimi. Siete tutti Napoleone»”.
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