Per entrare un po’ nella psicologia del personaggio, e soprattutto nel suo modo di intendere il lavoro, il calcio, basta probabilmente scoprire chi sono gli sportivi che apprezza di più: Valentino Rossi e Michael Schumacher. Professionali fino al midollo; curatori estremi del particolare; attenti ad ogni aspetto della vita lontano dal campo (dalle piste). Proprio come lui, Morgan De Sanctis.
I DETTAGLI – E allora, due grandi campioni motorizzati per capire qualcosa in più di un campione del calcio: questione di dettagli e principi, gli stessi che permettono ancora oggi al portiere del Napoli, a quasi 36 anni, di essere tra i primi interpreti del ruolo, nonché di guardare al Mondiale brasiliano con la Nazionale. Il secondo consecutivo dopo quello sudafricano (e dopo l’Europeo 2012). Vita sanissima, la sua: perfetto da sempre in allenamento, padrone del suo corpo e della cura sempre più solerte di muscoli e ossa.
L’UOMO – Un giocatore esemplare, De Sanctis, ma anche un uomo vero: semplice, umile, cortese e tenace come le tradizioni della sua terra, l’Abruzzo, tramandano e insegnano. La maturità scientifica conseguita in un liceo pubblico, a diciotto anni, studiando da solo tra una partita e l’altra con il Pescara in serie B (l’esordio a diciassette); il matrimonio lungo ormai quattordici anni con la bella e dolce Giovanna, e le due bimbe Anastasia e Sara; la casa e la famiglia a Guardiagrele; l’impegno sociale silenzioso e discreto. Il cuore azzurro.
TIFOSO E CONSIGLIERE – Dire che De Sanctis sia soltanto un giocatore del Napoli non è corretto: lui è un tifoso. Da sempre. E non è un caso se, nel 2009, dopo le esperienze a Siviglia e a Istanbul con il Galatasaray, abbia rinunciato alle sponsorizzazioni personali e a un ingaggio più elevato – offerto dal Genoa – pur di abbracciare l’azzurro. Il calcio è la sua vita; il sindacalismo la sua passione: da anni è un apprezzato consigliere dell’Assocalciatori.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
