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Monterrey, Mohamed e quel titolo vinto per il figlio che non c’è più

 “Lassù ci deve essere una grande festa”

Nel calcio ci sono uomini che passano alla storia, per altri invece è la loro storia che li rende dei veri uomini. Non si tratta di trofei alzati al cielo, di palloni d’oro vinti, di folle che gridano il tuo nome, ma di promesse mantenute. Antonio Mohamed, allenatore del Monterrey, famoso per il brutto gesto rivolto a Klopp solo poche settimane fa, ha vinto oggi il quinto titolo nel campionato messicano e ha dedicato la vittoria a suo figlio, deceduto nel 2006.

Tredici anni fa il sogno di vedere l’Argentina stringere la Coppa del Mondo si è trasformato in un incubo proprio mentre Mohamed era diretto con la sua famiglia a tifare l’Albiceleste contro la Germania. Un incidente, poi il buio. Farid, figlio di nove anni e grande tifoso del Monterrey, squadra in cui giocò il papà, morì dopo tre interminabili giorni. Fu in quel momento che il padre decise di fargli una promessa: riportare il Monterrey a vincereun titolo, ma stavolta da allenatore.

Una vita di soli nove anni era stata spezzata, quella di Antonio continuava a fatica, logorato da un enorme senso di colpa. Fu il calcio a tenerlo ancora in forze e quella promessa che voleva e doveva mantenere. E così ecco la panchina dell’Huracan, ecco la prima divisione argentina. Poi la parentesi in Europa con il Celta Vigo e il ritorno in Sud America, al timone del Monterrey.

Aspettava questa notte da tredici anni. Una partita conclusa poi ai rigori, dopo che quella d’andata era terminata 2-1 per il Liverpool di Salah, ha portato Antonio Mohamed a festeggiare il quinto titolo del Monterrey nel campionato messicano. I giocatori in campo impazziscono, così come i tifosi sugli spalti. Nella sua mente invece il silenzio rotto solo dal ricordo di quella promessa. Le lacrime su quella panchina raccontano il dolore di un padre e la soddisfazione di avercela fatta. “Lassù ci deve essere una grande festa”, ha dichiarato alla fine del match ai microfoni di Fox Sports. Sì, perché Farid non era solo. Lassù, oggi festeggiava insieme ai nonni.

fonte: gianlucadimarzio.com

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