Sospetti su possibili decisioni drastiche? Nessuno. “Ero tranquillo e non sospettavo niente, giuro. Niente. Ero pronto per l’allenamento, come sempre, un giorno regolare come tutti gli altri”. Per Vincenzo Montella, invece, la giornata di ieri ha riservato con ogni probabilità la più amara delle sorprese: esonero dalla panchina del Milan ed avventura rossonera ai titoli di coda, dopo 20 punti in 14 giornate ed il pari di domenica contro il Torino. Una decisione che ha colpito in maniera non indifferente l’ex allenatore della Sampdoria, come dichiarato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, soprattutto dal punto di vista temporale:
“Mi ha sorpreso la tempistica, c’erano momenti in cui sarebbe stato più plausibile. Stavolta invece la squadra stava dando le sue risposte, sia a livello tecnico che di temperamento. Una volta arrivato al centro sportivo mi ha accolto Mangiarano, il nostro segretario generale, che mi ha accompagnato dal direttore. Lì Mirabelli mi ha detto che nella notte avevano maturato la decisione. Il fuso orario ha fatto il resto. Credo sia una scelta più della proprietà che dei dirigenti“. E la reazione della squadra? “I giocatori mi hanno salutato con affetto sincero. Non amo gli addii e non è certo stata una cosa struggente ma tutti e dico tutti sono stati affettuosi. Anche Montolivo, che per un periodo era stato fuori, o Paletta, che come pochi altri non ha quasi mai giocato”.
Nell’analisi generale, spazio anche agli errori commessi: “L’errore principale credo sia stato aver alzato troppo l’asticella delle aspettative. Da parte mia o della società? Di entrambi”. Ma scordare anche gli aspetti positivi sarebbe sbagliato: “Da quando sono allenatore del Milan ho vinto 33 partite su 64, cioè il cinquanta per cento tra campionato e coppe. E poi certamente ricordo con piacere la vittoria in Supercoppa Italiana, il ritorno in Europa e il primato nel girone con un turno d’anticipo. Risultati che al Milan mancavano da tanti anni e che sono da condividere con tutte le parti”. Con i “se” e i “ma” ci si fa poco, e Montella non cerca alibi, nemmeno di fronte alla scarsa vena realizzativa di Kalinic: “Se Calhanoglu al 92’ avesse trovato l’angolo giusto magari non saremmo arrivati a questo punto. Ma non c’è un colpevole, anzi il gruppo va solo difeso, non ci sono lavativi, tutti hanno voglia di crescere e mi seguivano. Se mancano i risultati il primo colpevole è sempre l’allenatore“.
Il rapporto con la società poi: “Sono stato sempre sostenuto. E confermo: nessuno screzio con Mirabelli, mai. E neppure con un giocatore. Ho lavorato benissimo e se proprio doveva finire volevo finisse così. Dopo aver lavorato tanto e bene e soprattutto con la coscienza a posto. Rifare quel tipo di mercato fatto in estate?Posso non rispondere a questa? Sulla squadra, parliamo di un gruppo che sta trovando la sua fisionomia strada facendo. Una squadra che poche volte ha toppato. Abbiamo giocato male contro la Sampdoria e a sprazzi contro la Lazio. Ma il progetto tecnico va avanti. Se abbiamo perso contro le grandi è per diversi motivi, non perché le partite erano state mal gestite. Semmai è vero che per arrivare al loro livello serve tempo: la Juve un anno fa è arrivata 28 punti sopra di noi, la Roma 24 e il Napoli 23. Ci manca quel tipo di percorso, il tempo per superare i vari passaggi”.
E ora, spazio a Gattuso: “Ha fatto la storia del club, con lui ho un ottimo rapporto e gli auguro di cuore di riportare il Milan in alto. Anche in questo caso: meglio lui che è un amico che non un altro. Inizio in discesa? Ecco, qui sento di poter dire con un po’ di presunzione che ce l’avrei fatta anche io. C’era un filotto di partite sulla carta più semplici in cui potevamo infilare una serie di buoni risultati e che sinceramente pensavo di meritare per come stavamo giocando. Ma accetto serenamente questa scelta e anzi ringrazio tutti per l’opportunità e perl’orgoglio che mi porterò sempre dietro di aver allenato la squadra che tifavo da bambino. Non ho letto l’incoraggiamento di Berlusconi ma sinceramente no, non avrei avuto nulla da dire. Il Milan potenzialmente è una squadra da primi posti. Se i giovani specialmente sapranno mettere in pratica il loro talento il gruppo è di grande livello. Però devono rispettare la loro crescita potenziale”.
Chiusura tra scudetto e chance Nazionale: “Se gli va tutto bene, vincerà il Napoli. Io resto qui, i miei figli vanno a scuola. Mi mancherà sentirmi chiedere se sono all’ultima spiaggia. E magari in spiaggia ci vado davvero. Nazionale? Non ho la testa per pensarci ora e sinceramente non ho ricevuto chiamate. Mi piacerebbe, ma non è il tempo per dare risposte a questa domanda”.
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