Napoletani lo sono entrambi, uno di nascita – Pomigliano d’Arco, Montella – l’altro d’adozione, perché in fondo prima di lui gli spagnoli di Castiglia Napoli l’hanno dominata tutti. Ha solo seguito la scia. « Ho cercato di preparare la gara come il maestro Benitez insegna – ha detto Montella -, stando attento alle due fasi. Il Napoli è squadra omogenea: io voglio solo vedere la mia Fiorentina giocare alla pari contro una big, perché il Napoli è squadra fortemente competitiva, merita la posizione in classifica che ricopre».
COME UNA BIG – Non sono complimenti di facciata. Li dividono quattordici anni all’anagrafe: l’anno dopo della vittoria dello scudetto «Ho preparato la partita come fa lui: stando attento alle due fasi. Loro sono più omogenei»giallorosso di Vincenzino, Rafa saliva sul tetto del calcio spagnolo col suo Valencia e da lì un
successo dietro l’altro. «La cosa più complicata è riuscire a smaltire i grandi successi – ha continuato Montella -. La Fiorentina ha disputato due partite eccellenti anche se con difficoltà diverse. Abbiamo sempre meritato di vincere e abbiamo risposto bene, non era facile, specie contro una squadra come il Chievo che chiude gli spazi. Spero che l’aver giocato sotto tono nei minuti iniziali delle ultime partite sia servito da lezione».
ASTUZIA MADRILENA – Montella però ad un futuro a Napoli come eventuale tecnico non pensa: anzi ride. «Sto tanto bene qui, perché dovrei cambiare». Fantamercato che a lui non interessa.
Specie alla vigilia della partita più importante, quella per misurare il polso ai suoi giocatori contro una della squadre che in Champions è riuscita a fermare i vice campioni d’Europa del Borussia e pure i francesi del Marsiglia. Teme il Napoli e non lo nasconde: «Troveremo una squadra omogenea, forse anche più di noi, perché ha giocatori adatti al ruolo, anche se la rosa non è ampissima. L’allenatore ha spessore internazionale, è esperto, vincente e astuto: spesso la formazione della partita precedente è immaginata in chiave di quella successiva. E poi… si è ben inserito nel contesto napoletano».
ALLENATORI AL CONTRARIO – Ecco dove sono allenatori al contrario: Montella guarda all’immediato, Benitez va un po’ più là, pur restando entrambi programmati per vincere e regalare spettacolo. «Del Napoli mi piace il cinismo: gestiscono i risultati con la facilità di una prima della classe. Qualcosa in comune con loro? Proviamo a giocare con gli stessi principi, ma i giocatori no, quelli non sono uguali. Non so se rispetto alla scorsa stagione si siano rafforzati o meno, anche se la Champions, alla lunga potrebbe pesare». Montella sorride e pensa alla sua squadra: «Rossi? Non è una sorpresa. Loro però hanno Higuain, uno che come Pepito, gioca per la squadra, oltre ad avere uno spiccato senso del gol».
ALIBI DA CANCELLARE – Montella è a caccia di solide certezze: «Noi dobbiamo pensare a fare la partita, se possibile pure a vincerla. Non dobbiamo inseguire una classifica. Lo scudetto? E’ un gioco di pressioni che va accettato». Non pensa, o almeno così dice, nemmeno all’assenza di Gonzalo Rodriguez: «Non siamo cacciatori di alibi, pur essendo consapevoli che la sua mancanza la sentiremo. E’ uno di quei giocatori insostituibili». Sorride a proposito dell’incontro con Braschi – «è stato cordiale, senza alcuna polemica» – e poi smorza tutti rispondendo pure alla domande: «Montella, lei si è mai sentito discriminato umanamente?» Sessanta secondi di silenzio e poi una risata un mezzo vaffa e poi: «Comunque se lo sono stato, diciamo che non me ne sono mai accorto».
Fonte: Corriere dello Sport
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