Abbiamo provato a prendere ogni tipo di contromisura, o quantomeno a suggerirla a chi di dovere. Non c’è stato nulla da fare. La situazione dell’Inter sta ricalcando in maniera molto più che pericolosa ciò a cui i nerazzurri ci avevano abituati nella disastrosa era per-Calciopoli, generando delle congruenze sinistre con un periodo tutt’altro che prodigo di soddisfazioni per gli attuali (e chissà quando lo risaranno in futuro) campioni del Mondo. La genesi dei mali interisti, manco a dirlo, non risiede nel colpevole primo ed unico individuato dalla società; quanti piuttosto da chi quella dirigenza la ha assemblata e se ne è fidato al punto da smantellare un meccanismo che Mourinho aveva reso a tratti vicino alla perfezione.
Moratti ha sbagliato tutto, nella gestione prima, e nella maniera poi, con cui ha deciso di affrontare questa stagione. Non si ricordano infatti interventi del Presidente nerazzurro atti a costruire qualcosa di importante con la guida tecnica alla quale ha affidato una squadra reduce da un lustro di trionfi. Abbiamo piena la memoria e le cronache, al contrario, di interventi continui e mirati a destituire la carica del tecnico agli occhi della squadra. Un grande allenatore è colui il quale infonde ai suoi giocatori, anche quelli più importanti, la paura di fare il contrario di quanto ha loro detto prima di scendere in campo. Gasperini è stato invece messo nella scomoda condizione di dover lui stesso sottostare alle indicazioni che i campioni che ha in squadra ritengono più opportune. Sneijder che dopo venti minuti decide di fare il trequartista e non l’esterno, è quanto di più indicativo ci possa essere. Diciassette allenatori sono una media destinata, anche se sarebbe l’ennesima scelta suicida, a crescere ulteriormente.
A beneficiare di questo paradosso, potrebbe essere il Napoli. I partenopei hanno dimostrato contro il Manchester City di avere una duttilità ed un grinta prossimi a quelli di una vera e propria big. Il loro contropiede, con tutti gli uomini al completo, beninteso, ha le credenziali giuste per essere letale. Le mie uniche perplessità derivano da quanto la squadra di Mazzarri potrà far leva su questo modulo tra le mura amiche. Aspettare per poi ripartire è una scelta che paga soprattutto in trasferta, ed avendo gli azzurri un potenziale incendiario come quello del San Paolo quando si scalda, è evidente che non sfruttarlo potrebbe essere pericoloso e sbagliato.
Chi dall’alto di una superiorità mai messa in discussione osserva la caciara e sorride, è il Milan. La gara di Bracellona non è stata tra quelle da ricordare, soprattutto rimembrando le vere imprese (erano ben altre) dei rossoneri in terra continentale. Tuttavia, la pochezza del nostro campionato, e lo stato comatoso in cui si trova la concorrente più accreditata ai rossoneri, lascia a Galliani la certezza che anche quest’anno lo scudetto lo si vincerà a mani basse.
Resta da attendere e valutare contro avversari meno accomodanti la Juventus di Antonio Conte. La squadra mi piace, con Pirlo il centrocampo è qualitativamente più importante rispetto a quello di una stagione fa, e l’inconsistenza degli avversari potrebbe permettere ai bianconeri di trovarsi a lottare per il podio, assieme alla Lazio, al termine della stagione.
La Redazione
A.S.
Fonte: TMW
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