Lo chiamano direttore. Ancora direttore. Anche il giorno dopo la condanna in primo grado a cinque anni e quattro mesi per associazione a delinquere (e altri episodi di frode sportiva) nel processo di Calciopoli, il sistema per fabbricare partite a favore della cupola del calcio italiano, nato dalle indagini della procura di Napoli.
Luciano Moggi, l’ex dg della Juventus, si lancia in una durissima arringa nei confronti della sentenza e, ma non è una novità, di chi ha condotto le indagini.
«Siamo al primo round, però un round che era già scritto – ha spiegato Big Luciano, l’ex re del mercato – Ci sono delle stranezze, sicuramente andremo in appello sperando in una giustizia vera. Altrimenti dobbiamo sperare in una giustizia divina».
A testa bassa, con un tono di voce che non è quello dei tempi d’oro, Moggi accusa: «Hanno fatto un processo con 20 telefonate delle 170mila senza tener conto che quello che è emerso nella fase dibattimentale: mi sento come un capro espiatorio».
Replica con delusione anche al comunicato che la Juventus ha diffuso in cui il club torinese ha evidenziato che «nel procedimento è stata riconosciuta la completa estraneità della società» ai fatti. Moggi ironizza:
«Non capisco, sembra quasi che abbia giocato io da solo e non era così. Vero che la Juve è l’unica che ha perso due scudetti e deve riaverli anche perché li aveva vinti sul campo: ma io non ho capito l’estraneità della Juve a questi fatti, ero il dg della Juve. Non giocava Moggi contro l’Udinese, ma la Juve contro l’Udinese».
Poi saluta i suoi fedelissimi:
«Le parole di Ibrahimovic? Giocatori come lui, Zidane, Del Piero e Cannavaro hanno fatto la storia della Juventus: non avevamo bisogno di sotterfugi per vincere».
L’ex pm Giuseppe Narducci, ora assessore alla legalità al Comune di Napoli, tirato in ballo dai dubbi, dalle accuse e dai sospetti di Moggi commenta:
«È stata spazzata via la più grande operazione di mistificazione mai condotta in questo paese attorno ad un processo. La sentenza riconosce l’assoluta verità probatoria: quella che operò in quel periodo fu un’associazione per delinquere e che quello era un calcio malato e corrotto. La difesa di Moggi? Inconsistente. C’è stato un atteggiamento di chi non è teso a dimostrare la propria innocenza ma piuttosto a dire che c’erano anche altri a fare le stesse cose».
Nessun commento dal presidente dell’Inter, Massimo Moratti. Mentre è euforico l’ex patron del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, tra i grandi accusatori del sistema Calciopoli: «Evidentemente il collegio giudicante ha dimostrato che esistono ben altre cupole oltre a quella di San Pietro, che Moggi diceva di conoscere, e riconoscere, come unica…». Poi attacca Diego Della Valle:
«Lui e il fratello Andrea amareggiati? Chissà, ora potrebbero comprare un’altra pagina sui quotidiani per dirci come si salva una squadra dalla retrocessione».
Secondo Gazzoni, come è noto, il Bologna scivolò in B a vantaggio della Fiorentina.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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