Classico azzurro. Vestito modello titolarissimo, per la pomeridiana con l’Atalanta. Spezzato, però, nel senso che rispetto alla mise totem di Mazzarri mancherà un elemento: Inler, questa volta sostituito da Dzemaili. Poi, torna Cannavaro e torna anche Pandev, rispetto alla partita di Verona con il Chievo. Ma il ritorno più atteso dal tecnico, facciamo da tutto il popolo tinto d’azzurro, è un altro: quello alla vittoria.
TRENO DIRETTO – E allora, operazione-Atalanta. Missione possibile, altro che storie, che probabilmente il Napoli di un mesetto e mezzo fa avrebbe regolato con una certa nonchalance. Sì, fino alla partita con il Catania – quella dell’ultimo successo datato 2 febbraio – gli azzurri avevano marciato a regime altissimo, e i sogni di gloria screziati di bianco, rosso e verde sembravano davvero realizzabili. A un centimetro. Anzi potenzialmente a due (punti), prima del pareggio con la Samp. Poi, il calo. Il mezzo crollo culminato con la sconfitta di sei giorni fa con il Chievo che, però, non ha permesso alle inseguitrici, Milan in testa, di spodestare il Napoli dal secondo posto. L’obiettivo primario, fermo restando l’imponderabile, è proprio la seconda posizione: il treno diretto, l’altissima velocità per la fase a gironi della Champions. Che significa tanto: per il prestigio, le prospettive e gli introiti.
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