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Ministro degli interni, Alfano: “Nessuna trattativa con Ultras, faremo chiarezza su tutto. In questi giorni troppe strumentalizzazioni”

I fatti di Fiorentina-Napoli finiscono alla Camera, dove il ministro dell’Interno Angelino Alfano si è presentato per riferire sulla sparatoria in viale di Tor di Quinto prima della finale di Coppa Italia e sul siparietto in campo, dal quale è scaturito il ritardo del fischio d’inizio, con Hamsik accompagnato dalle Forze dell’Ordine e da personale del Napoli a parlare con il capo-tifoso azzurro Genny ‘a carogna: sono fotogrammi ricostruiti da molti come una trattativa in piena regola (anche il giudice sportivo in qualche modo ha sposato questa tesi, visto come ha motivato la squalifica al San Paolo), ma che dal primo momento il questore Mazza in conferenza e il ministro Alfano in tv hanno motivato come una richiesta partita dal Napoli per far spiegare dal loro capitano ai tifosi cosa fosse accaduto fuori dall’Olimpico. Questo resta uno dei nodi meno chiari della vicenda, anche ieri il ministro dell’Interno ha rimarcato che non ci sia stata alcuna trattativa. Tra gli inquirenti trapela che sia partito un input dal cuore del tifo del Napoli: da lì sarebbe scattata la richiesta, fatta pervenire alla dirigenza, di avere il capitano sotto la Curva per parlare. E il ruolo delle Forze dell’Ordine, questo ieri Alfano lo ha detto, era quello di “scortare” il calciatore per tutelarne l’incolumità.
Chiarimenti. Tutto è iniziato all 18,20 «allorché un funzionario di polizia, impegnato in un servizio di scorta ad un gruppo di autobus che trasportavano tifosi del Napoli, notava la presenza di 3 persone ferite e, nel darne segnalazione, chiedeva soccorsi. De Santis avrebbe lanciato all’indirizzo di un autobus che trasportava un gruppo di tifosi azzurri un fumogeno, inveendo ad alta voce contro gli occupanti in maniera provocatoria e colpendo il veicolo con calci e pugni». A quel punto, prosegue Alfano, «numerosi tifosi napoletani presenti sulla scena, si indirizzavano minacciosi verso il De Santis, che tentava la fuga ripiegando verso una stradina laterale da cui era giunto e nei cui paraggi si trova il circolo ricreativo presso il quale lavora» . Il ministro ha spiegato che i tutori della sicurezza pubblica «hanno dovuto sedare la reazione dei supporter partenopei, convinti che i responsabili del ferimento di Ciro Esposito fossero state le Forze dell’Ordine. A fatica è stata riportata la calma. E’ infondato che il dispositivo di sicurezza abbia avuto lacune con l’impegno di 920 steward e 1.486 operatori» . Alfano ha spiegato, entrando nelle vicende dell’inchiesta, come si stia accertando «se De Santis abbia agito o meno da solo». Il video analizzato «non riprende la persona che ha sparato, tuttavia riproduce distintamente il rumore di 4 colpi esplosi in rapida successione» . Poi è arrivato l’affondo sul tema della presunta trattativa: «La sequenza dei fatti all’Olimpico con l’atteggiamento di De Tommaso tracotante con la vergognosa scritta sulla maglietta, ha fatto nascere il dubbio che la partita si sia svolta dopo l’assenso di De Tommaso. In realtà nessuna trattativa c’è stata, la partita si sarebbe svolta comunque anche per scongiurare rischi da deflusso. Il giocatore del Napoli è stato accompagnato da dirigenti del suo club e da funzionari di polizia, la cui presenza era motivata da esclusive ragioni di tutela dell’incolumità del calciatore» .

Inciviltà. Raccogliendo l’applauso dell’Aula quando ha ricordato l’ispettore Raciti esprimendo «gratitudine alla sua famiglia» , Alfano ha mandato il secondo affondo, la seconda stoccata, in scia con quanto aveva già detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sui rapporti club-ultrà da spezzare drasticamente (il segno evidente che in questa vicenda lo Stato li abbia visti, riconosciuti, questi rapporti): «Alla definizione delle misure più idonee per restituire gli stadi ai cittadini mi auguro che diano tutto il positivo apporto anche le società sportive recidendo gli intrecci con gli ambienti più violenti del tifo» . Nella «salva di fischi sull’inno di Mameli, il culmine dell’inciviltà, ma non agiremo sull’emotività del momento» . Il ministro dell’Interno elogiando «il lavoro delle Forze dell’Ordine» si è detto «indignato per i tentativi di strumentalizzare i fatti accaduti, la cui gravità non è mai stata minimizzata né vogliamo sottovalutare» .

Fonte: Corriere dello Sport

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