Per chi a Roma aspetta l’arrivo del Napoli con trepidazione amorevole, è stata una serata canaglia. Novanta minuti solfeggiati su una scala musicale con tre tonalità: rabbia, poi speranza, poi di nuovo scoramento. Uno spartito da buttar via.
Con i calciatori, anche i sostenitori della Lazio si son tolti uno sfizio e a partita finita e vinta hanno intonato beffardamente “Oj vita mia”, imitando il pubblico juventino. Proprio all’Olimpico, dove nacque quell’inno azzurro mutuato da una grande, antica canzone in un pomeriggio invernale di molti anni fa.
Non è solo rivalità da derby, ormai sbiadita. Quell’inno “a dispetto” segnala che l’euforia biancoceleste rende omaggio in modo capovolto al Napoli di questo campionato, a lungo ammirato e temuto. Ora, invece, sembra arrivato il tempo delle batterie scariche, della vista annebbiata. E i fans della squadra 2 di Roma emettono a gola spiegata il loro sospiro di sollievo.
Noi vorremmo turarci le orecchie, non sentire i cori e le ovazioni dalle due curve. Né osservare quei sorrisi a denti ostentati , quelle esclamazioni di compiacimento trasteverino, quelle iperboliche parole trionfalistiche a base di “aò”, “anvedi”, “li mortè” e altro ancora.
Avremmo voluto vedere l’arbitro fischiare per il rigore a nostro vantaggio, evidente e netto; osservare De Sanctis bloccare il tiro cross del primo gol laziale; apprezzare un bel disimpegno di Inler invece del suo passaggio sbagliato,trasformato in gol a nostro danno. E goderci un Napoli compatto e veloce, capace di bersagliare la porta dei laziali e tenere saldamente in mano il bandolo del gioco, come ha saputo spesso fare in questa stagione.
Dobbiamo, invece, uscire silenziosi dall’Olimpico, guardare dall’alto,un po’ piu’ avanti, le acque grigiastre del Tevere con aria distratta e fare da contraltare, con i nostri sguardi scontenti, alle facce eccitate dei supporters di Rocchi e Ledesma, che dalle pieghe dei volti surriscaldati trasmettono l’euforia di chi ha afferrato la buona sorte per la coda. Quella buona sorte, che constatando il logorio fisico-atletico dei nostri tenori e titolarissimi, s’è rivolta ad altri. Anche alla Lazio.
Niente autobus, ce ne torniamo a piedi per evitare contatti fuori luogo nella serata della luna storta. L’aria è fresca ma non piove.Domani, lo speriamo, è un altro giorno.
Fonte: Il Napolista.it
La Redazione
M.V.
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