Donna Concetta accompagnava il marito Vincenzo, portiere del palazzo, con sguardi corrucciati e un risolino sprezzante mentre lui e i suoi quattro amici della domenica (sempre gli stessi) uscivano dal portone per avviarsi a piedi verso lo stadio. ”Jate, jate…facitele passà a ’sti patute ‘e Rinaldo…” Rinaldo ? Nessun calciatore si chiamava così. Donna Concetta si riferiva all’eroe spaccamontagne dell’opera dei pupi, celebrato a Napoli per lunghissimo tempo dai cantastorie del porto. Rinaldo che con la sua spada, e attraverso la voce del narratore, faceva cose da pazzi decimando mori e draghi dalla mattina alla sera. Sul telone, i disegni colorati delle magnifiche imprese. Accanto, la folla serrata degli ascoltatori, preoccupati, sorpresi, felici. Erano i ”patuti”. Un patuto patisce e soffre in attesa della vittoria. I cinque amici, e gli altri come loro, rinverdivano l’antica, popolare passione per i paladini di Francia, emozionandosi sulle gradinate di fronte ai tiri, al dribbling, alle finte e soprattutto ai gol dei calciatori azzurri.
Quanti patuti venerdì sera a Fuorigrotta, con la speranza di veder battere la Juve. In chi si sarebbe reincarnato Rinaldo per far fuori il mostro? In Cavani, senza dubbio. E intorno a lui, tutti gli altri paladini incaricati di sconfiggere il drago bianco e nero che vomita fuoco. Sugli spalti, anche un Vesuvio ricostruito con pirotecnica genialità per superare in quantità e calore la lava che il dragone era pronto ad emettere.
Ma i racconti orali dei cantastorie possono prendere strade indesiderate.
E così quest’ultima storia non ha confermato il percorso sperato e sognato. La spada di Rinaldo-Cavani roteava a vuoto nell’aria. L’arco di Inler lanciava fiacche frecciate, escluso il gol a risarcimento. L’incisività di Maggio era come diluita da un invisibile pantano. La regìa generosa di Hamsik resa inefficace. Il tiro in porta che la sorte aveva riservato a Dzemaili per segnare la vittoria, trasformato in un lancio del pallone verso i fotografi dietro la rete. Influssi negativi anche intorno all’arbitro: ammonito Cavani ma silenzio per le scorrettezze di Chiellini, che per un soffio non ha strappato in piena area lo scalpo al matador. E anche per i patuti c’è stato un po’ di maleficio. Concordi, gli osservatori nel dire che il tifo non è stato forte e continuo. Si sa: chi esce di casa per andare allo stadio e affronta scomodità di ogni genere portandosi pure dietro il sarcastico pensiero che lo accomuna a un patuto di Rinaldo, vorrebbe in cambio qualche bella soddisfazione.
Fonte: Il Napolista.it
La Redazione
M.V.
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