Accoglienze corali e festose per assi del pallone venuti a Napoli ”a miracol mostrare”. Un’usanza di benvenuto sempre praticata, sulle ali d’una radicata passione per lo sport piu’ popolare. In attesa di repliche, scorrono nella memoria immagini mai cancellate.
Nell’estate del 1952 arrivò il centravanti venuto dal freddo, Hans Jeppson, preceduto dagli ”ohooo” di ammirato stupore per la cifra di ingaggio che la sua bionda chioma evocava. In un caldo pomeriggio la folla, che sostava al Vomero dinanzi agli spogliatoi, si aprì con vorticosi ondeggiamenti. Entrava per la prima volta nel cortile dello stadio l’auto che trasportava il centrattacco svedese, 105 milioni dell’epoca. ”E’ isso, è isso”, applausi e grida. Si apriva un nuovo capitolo della storia azzurra. Con Jeppson, in metaforico accostamento alle dovizie del Banco di Napoli, fu subito quarto posto, mai prima raggiunto.
Tempo dopo, iI ”leone di Rio” scelse una presentazione sul campo, in un pomeriggio settembrino. Napoli-Torino, prima di campionato. Il via alla partita, due passaggi e Vinicio era già proiettato verso la porta avversa. Ancora due passi e un tiro forte e teso scosse il sacco dei granata. Vinicio prosegui’ la sua corsa, a braccia alzate, lungo il perimetro della curva A. Come a dire: ”Salve, sono qui. Felice di conoscervi, ve ne faro’ vedere delle belle…”.
La ”conoscenza” con Altafini ebbe come teatro l’aeroporto di Capodichino nel 1965, anno memorabile. Josè arrivo’ dal cielo, duemila tifosi lo aspettavano per un benvenuto trionfale. Applausi, invocazioni. La folla del San Paolo rapita da un grande sogno. Secondo posto nel ‘68. Poi, il destino mise proprio sul piede di Josè, divenuto juventino, quel pallone avvelenato che tolse lo scudetto al Napoli. I saluti calorosi dell’arrivo si tramutarono in risentiti addii.
Omar Sivori arrivò a Mergellina, una sera d’estate. Gran folla davanti alla stazione e nelle strade vicine. Omar sorrideva ma non riusciva a farsi strada. Lo sospinsero in un cellulare della polizia, che comincio’ lentamente a farsi largo. Ma i tifosi non mollavano e seguirono il mezzo in gioioso tumulto, mentre il volto sorridente del ”cabezòn” faceva capolino dalla piccola finestra sul retro. Un sorriso come un impegno, pienamente mantenuto.
Anni dopo, la ”prima volta” toccò a Maradona. Dopo diversi anni quella presentazione al San Paolo resta nella memoria come un avvenimento fresco, luminoso, appassionante. L’uscita dal tunnel degli spogliatoi, il palleggio spettacolare, le parole d’una già esistente ”vicinanza”. Una promessa che si trasformò in realtà e consenti’ di vivere un’esperienza calcistica indimenticabile.
Il carnet degli arrivi e dei reciproci riconoscimenti e’ lungo e fitto.
Anche quest’anno il Napoli è a una svolta. Si rincorrono ipotesi, desideri, progetti. Possibili partenze, possibili arrivi. Capodichino, Ferrovia o autostrada, si vedrà.
Fonte: Il Napolista.it
La Redazione
M.V.
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