Guardo la foto di Hamsik con indosso una delle maglie alternative del nuovo Napoli, da usare quando occorra per evitare confusioni in campo. E’ la maglia ”mimetica” con colori e disegno analoghi alle divise delle truppe da sbarco. Un segno, recita la didascalia, del carattere combattivo che dovrà avere la squadra di Benitez.
Quasi d’istinto alzo gli occhi verso una vecchia foto che conservo, esposta, dietro i vetri d’una libreria. Schierati a centro campo, nello stadio del Vomero, si vedono gli azzurri dei primi anni ‘50. Dalla ”mimetica” esibita da Hamsik passo alla divisa di quel Napoli e alle sue variazioni.
Gli undici, nella foto con le spalle rivolte alle gradinate dei ”Distinti”, indossano la maglia azzurra con colletto chiuso da un bottone. Pantaloncini bianchi e calzettoni neri sotto le ginocchia, con due fregi, azzurro e bianco.
A volte, in quegli anni, il colletto veniva sostituito dal ”collo chiuso” a forma di V. E per il ”dovere di ospitalità”, quando l’avversario possedeva più o meno lo stesso colore sociale, c’erano due soluzioni: maglia bianca, pantaloncini azzurri. O maglia rossa, pantaloncini bianchi. Il manto verde dello stadio aggiungeva alla policromia uno sfondo da gran tappeto dei sogni, pronto a innalzarsi in volo. L’odore fresco dell’erba, sempre curata, era un valore aggiunto nell’attesa del fischio d’inizio.
Qualche variazione personale era accettata. Vinicio arrotolava i calzettoni sulle scarpette, Astorri e poi Pesaola tenevano su i calzettoni (con i parastinchi all’interno) ma non mostravano le striscioline azzurre e bianche. Praticità o scaramanzia.
C’è stato un tempo, anni Sessanta, in cui i calzettoni passarono dal nero al bianco. Ma non andò bene, col Napoli finito in B. Si torno’ in A e si sperimentò una nuova colorazione da esibire: maglia bianca con striscia trasversale azzurra e calzettoni bianchi. Stile ”River Plate”. Poi, si puntò a un look più tradizionale: maglia azzurra con ampio colletto bianco ‘’svolazzante”, calzettoni azzurri con largo orlo bianco. Con l’arrivo di Maradona acquistò importanza il numero disegnato sulla schiena. E il candido 10, dopo il ”Pibe”, divenne intoccabile. Nel corso degli anni, i colori del Napoli hanno avuto il tempo di divenire segnali visivi di una squadra che assorbe e restituisce onde elettriche di passione sportiva. Un sentimento dal colore azzurro. E, in stato di necessità, prevalentemente bianco.
Fonte: Il Napolista.it
La Redazione
M.V.
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