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Mimmo Carratelli: “Un pericoloso tabù”

Dalla paella spagnola alla brace croata. Se quelli erano i campioni d’Europa, del mondo e dell’irritante tiqui-taca da non perderci la testa e sfrangiarlo, questi, i croati, sventolano un orgoglioso tabù all’Italia che, in sei occasioni, li ha battuti una sola volta, settant’anni fa, 1942 a Genova, un’amichevole ai tempi della guerra. Poi tre sconfitte e due pareggi, e due delle sconfitte sono venute una volta lungo il percorso di avvicinamento agli Europei 1996, vittoria dei croati a Palermo, e un’altra volta al Mondiale 2002 in Giappone, sconfitta molto bruciante.
La piccola (4 milioni e mezzo di abitanti) e cattolicissima Croazia sosterrà l’impresa contro gli azzurri affiancando alla squadra il santone di Lussino Zlatko Sudac, 41 anni, detto anche il Padre Pio di Rijeka che ha, piuttosto, la faccia dei personaggi western di Sergio Leone. Sacro e profano pur di battere l’Italia in questa sfida che Bilic, l’allenatore che usa le canzoni tempestose della rockstar croata Marko Perkic come antidepressivo per i giocatori, ha definito “il nostro primo match-ball”. La Croazia è stata la rivelazione degli ultimi Europei dove batté Germania, Polonia e Austria prima di arrendersi alla Turchia nei quarti. Ma proprio la Turchia ha fatto fuori per arrivare fin qui.
In ogni caso, adesso viene il bello. Perché nei tornei che cominciano con i gironi si può non partire sparati al debutto (contro la Spagna, poi!), ma la seconda partita diventa decisiva se in testa al girone c’è una squadra avanti di due lunghezze. Nel gruppo dell’Italia questa squadra è proprio la Croazia e stasera si gioca proprio Italia-Croazia a Poznan (ore 18). Decisiva per gli azzurri. Ai croati potrebbe andar bene anche il pareggio, agli italiani no. Rischierebbero di finire fuori dall’Europeo.
Le difficoltà sono molteplici. Dei giocatori spagnoli e del loro gioco si sapeva tutto. La tattica di contrasto col 3-5-2 è andata bene. Bisognava fare intensità a centrocampo contro il tiqui-taca dei barcellonesi. La Croazia è più imprevedibile. Ha fisico, corsa, buone qualità tecniche e verticalizza immediatamente. Gioca con due pivot all’attacco (Mandzukic e Jelavic, già a segno) così che la difesa azzurra avrà più pressione. De Rossi non avrà la libertà che l’attacco spagnolo, privo di vere punte, gli ha concesso e dovrà fare il difensore puro. Il romanista non ha brillato quando nella Spagna, negli ultimi venti minuti, è entrato Torres, punta di ruolo.
La Croazia non farà ragnatela a centrocampo, dove l’Italia avrà più giocatori, se si schiera ancora col 3-5-2, ma supererà la zona centrale con lanci lunghi. Occorrono marcatori assidui su Mandzukic e Jelavic. Bonucci è morbido nei contrasti, il leone è Chiellini. Marcheranno le due punte croate e De Rossi farà il battitore libero, un po’ come ha fatto contro la Spagna non avendo un avversario fisso da marcare.
Nel finale contro gli spagnoli, gli azzurri sono apparsi alla frutta, non più capaci di raddoppiare le marcature e di fare filtro a centrocampo. Stanchezza evidente. E allora, oggi, servono giocatori freschi. L’impressione è che la squadra vada ritoccata puntando su due nuovi esterni (Abate e Balzaretti per Maggio e Giaccherini), fisicamente più incisivi sulle fasce e difensori affidabili nelle fasi di non possesso. Sulla nostra fascia sinistra avanza Srna da tenere a bada per i cross al centro. Sull’altro lato si muove pericolosamente Perisic. Ci vogliono proprio due esterni tonici per bloccarli. Sarà poi necessario “liberare” Pirlo da marcature (non c’è Xavi stavolta) per affidargli il pallino del gioco. Ecco perché ci vogliono centrocampisti più freschi e solidi da far pensare anche all’impiego di Nocerino (per Thiago Motta).
Ma Prandelli non farà tanti cambi e confermerà Balotelli (per non “bruciarlo” dopo l’errore clamoroso contro la Spagna) e Cassano per i quali si riserverà di ripetere la “staffetta” impiegata contro gli spagnoli (Di Natale e Giovinco). La difesa croata, con i centrali da 1,91 (Corluka e Schildenfeld), è una diga di corazzieri però lenti. Dovrebbero soffrire contro una coppia di piccoletti sguscianti come Di Natale e Giovinco.
E’ vero che il pareggio con la Spagna è stato un buon risultato, che ha restituito fiducia e autostima a una nazionale accompagnata dalla scetticismo generale, ma l’Italia non ha fatto ancora niente in questo Europeo. Il match contro la Croazia la chiama a fare qualcosa di importante. Cioè vincere. La Croazia, paradossalmente, potrebbe risultate più “difficile” della Spagna. Galvanizzata dai tre punti in classifica fiuta la qualificazione e nel turno finale (Croazia-Spagna) già si paventa il “biscotto” dell’Europeo 2004 quando il pareggio finale tra Danimarca e Svezia, “sorelle” nordiche, fece fuori gli azzurri.
Per tagliare la testa al toro e alla Croazia c’è solo da conquistare la vittoria. Fisicamente sarà uno scontro duro. I croati sono un corpo di granatieri e l’unico “giocatorino” in campo sarà Modric che però ha tanta classe da farsi “perdonare” il suo metro e 74, un “nano” fra i giganti del resto della formazione fra l’1,85 e l’1,90. Ecco perché, se sarà battaglia (e sarà battaglia), sarebbe opportuno avere giocatori non provati dalla fatica (che è stata tanta) e dallo stress del primo match. I cambi ci sono. Attenzione anche agli ammoniti (Bonucci, Chiellini, Maggio e Balotelli, quattro “gialli” come nessun’altra squadra nel primo turno) che aumentano la necessità di alternanze. Non si vuole certo rubare il mestiere a Prandelli, ma stasera a Poznan ci vorrà una nazionale vigorosa contro una formazione di splendidi atleti dai piedi buoni, tutti emigranti che giocano nei campionati di altri paesi.

Fonte: Il Roma.net

La Redazione

M.V.

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