Ai bordi del campo non era più lui. Grinta ammansita, gesti misurati. Un altro Mazzarri, la giacca non più dismessa per urlare in maniche di camicia. Fantasiose le interpretazioni. La voglia di andar via, concluso il ciclo napoletano, l’anno sabbatico. In realtà, come avevamo sospettato, un leggero allarme fisico. Un suggerimento medico a non esporsi troppo, a controllarsi, a non esagerare con lo stress delle partite. Ed ecco Walter Mazzarri, 51 anni, sottoporsi in una clinica avellinese a un prudente controllo. Smentito però un intervento di chirurgia vascolare in angioplastica che sarebbe pura routine, niente di allarmante. Le troppe sigarette hanno prodotto qualche rischio? Chi può dirlo? Nelle prossime partite, Mazzarri assicura che sarà in panchina. Un guerriero, sempre. Un uomo col suo carattere, un combattente, un irriducibile lottatore non poteva cambiare dall’oggi al domani. Nessuno screzio di spogliatoio, nessuna incomprensione col presidente, nessuna delusione per i recenti risultati del Napoli. Solo un momento di pausa, uno stop ai box consigliato dai medici e preventivato da tempo. Auguri, mister. E rieccolo tra noi, colonna fondamentale del Napoli che ha risalito i valori nazionali grazie alla guida, al lavoro maniacale, all’impegno estremo del tecnico toscano. Un Napoli che è una “creatura” di Mazzarri, da lui forgiato a sua immagine e somiglianza fino a farne una delle squadre più brillanti del campionato, fino all’appassionante avventura in Champions, fino a collocarsi stabilmente fra le prime tre, quattro formazioni italiane con molti meriti e qualche difetto risaputo ma celato proprio dalla grinta dell’allenatore (ricordate la zona-Mazzarri?). Intanto, si va avanti. Non ci vorrebbe proprio questo impegno del giovedì contro il Dnipro con l’obbligo di dare tutto per non uscire dall’Europa League (con quale formazione?). L’impressione è che, in questo momento, il Napoli avrebbe bisogno di ricaricare le batterie, di fermarsi e avere una settimana di allenamenti tranquilli. La squadra è prosciugata dai troppi impegni. Il palleggio insistito del Torino ne ha fiaccato la resistenza sino a svuotare gli azzurri di tutte le energie condannandoli a un finale “in ginocchio”. Gambe pesanti, squadra ferma. Pandev ha bisogno di riposo, così Behrami, forse anche Maggio. Le prove negative di Dossena (fermo Zuniga) hanno azzoppato il Napoli che pende tutto a destra non avendo più chance a sinistra. Il Napoli non vola più. Si regge sul lavoro “oscuro” di Behrami e Inler, sulla classe di Hamsik, sul rientro di Cavani, su Insigne atteso a prove più incisive. Quattro punti e solo due gol nelle ultime quattro partite, due sconfitte esterne, la frenata in casa col Torino dopo cinque vittorie consecutive al San Paolo. C’è bisogno di uno scatto per non lasciarsi risucchiare da una crisi latente, più fisica che tecnica. Il Napoli ha cominciato a mollare sul campo della Juventus rinunciando alla sua spavalderia. Ma non è stata paura dell’avversario. Erano le condizioni fisiche in default a suggerire prudenza, a imporre una gara di contenimento quasi riuscita. Il pareggio sfuggì negli ultimi dieci minuti (declino atletico e conseguente deconcentrazione). È seguito il flop di Bergamo, con l’intero primo tempo regalato agli atalantini, conferma del mediocre stato di salute. E’ venuto il pareggio col Torino in una gara in cui il Napoli, a parte il mancato raddoppio di Hamsik e il pari preso per un clamoroso errore individuale (l’assist di Aronica al granata Sansone), ha confermato un calo generale di energie. Il Napoli non è finito. Deve uscire col minor danno da tutti questi impegni ravvicinati. Deve cavarsela col Dnipro (tutt’altro che facile) e tornare imbattuto da Marassi contro il Genoa per non calare in campionato (l’arrembante Fiorentina di Montella è a due punti dal terzo posto degli azzurri). Ci sarà poi una settimana tranquilla. E’ un momento in cui bisogna evitare il peggio. Il sogno- scudetto è stato cullato da osservatori superficiali in considerazione del campionato mediocre e autorizzato dalla società che ha voluto puntare tutto sul torneo nazionale anche a prezzo delle figuracce europee. Ma la corsa per tornare in Champions non è finita anche se la concorrenza per i primi posti è aumentata con almeno quattro squadra in lizza (Juventus, Inter, Fiorentina, Roma, senza escludere la Lazio). Coraggio, torniamo in sella.
La Redazione
M.V.
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