Eccola qua, già annunciata sulla carta, la super-difesa del Lecce, cinque difensori e tre centrocampisti, due punte lontane a cercare fortuna, ma che arretreranno per dar man forte al tutti dietro la palla. Non fossimo nelle condizioni in cui siamo (la vittoria sfumata con la Juve, rabbia e rimorsi, il turn-over per acciaccati e vari, la classifica che piange e il Villarreal che ci aspetta mercoledì) non ne faremmo un dramma. E, invece, questa è assolutamente una partita da vincere, sette punti sotto il terzo posto (Udinese), traguardo per tornare in Champions l’anno prossimo almeno dalla porta di servizio (preliminari) cui il Napoli non può sottrarsi anche se la concorrenza lassù è notevole (almeno quattro squadre a contendersi il podio di bronzo). Il Lecce è ultimo, più pericoloso fuori (due vittorie) che in casa (vittorie zero), e ha tutto il diritto di vender cara la pelle, di chiudersi a doppia mandata e di speculare sul momento delicato del Napoli, ma non crediamo fino al punto da fare scherzi da prete. La difesa arroccata dei pugliesi è la terzultima del torneo, più efficace in trasferta (7 gol subiti) che sul suo campo (12). E, allora, anche un Napoli che si concede una massiccia rotazione non può e non deve mancare la presa. Achtung! Mazzarri schiera la stessa difesa di Verona (Fernandez, Aronica, Fideleff), quando il Chievo fu la prima squadra a fiaccare la corsa azzurra dopo due vittorie consecutive. E’ solo una “curiosità” perché il Lecce non ha un attacco di tuoni e fulmini (non l’aveva neanche il Chievo, per la verità) e la partita si giocherà nella metà campo salentina, però senza distrazioni sul contropiede degli ospiti che, con Corvia e Cuadrado, piuttosto che con Pasquato e Muriel, potrebbe avere punte velenose. Ci sarà Cavani no Hamsik, Gargano va in panchina per essere fresco e pimpante in Spagna dove il Napoli, se realizza il colpo a dispetto di ombre e sceicchi, “coprirà” le delusioni del campionato. E Dio non voglia che debbano entrare a un certo punto del match perché significherebbe che le cose non stanno andando bene. Coppia svizzera (Dzemaili e Inler) a centrocampo, speriamo senza buchi emmenthal. Santana in tandem con Pandev, risorto a miglior gloria e tutto sta a vedere come gli gireranno le gambe quattro giorni dopo la fatica e la “doppietta” alla Juventus. Come dice Mazzarri, che per una partita accantona il bel gioco dei suoi prodi, l’ordine è uno solo: vincere giocando come si può, anche male, che però non vuol dire correre meno del Lecce, offrire spazi, essere privi di idee. Sugli esterni correranno i titolari, Maggio e Dossena, e questa è la garanzia massima, mentre un elettrico guastatore come Lavezzi impegnerà più di tutti la difesa leccese con la sua brillante anarchia, le piroette e la voglia matta di sfondare aprendo i sentieri del gol a Pandev che se li cercherà anche da solo e non può esimersi da una attesa conferma. Il Napoli non vince da più di un mese e al San Paolo ha dilapidato 9 punti. I conti non tornano, ma il cammino è ancora lungo e, dopo Villarreal, la Champions darà respiro. Mancano quattro partite a Natale e il Napoli ne giocherà tre in casa (Lecce, Roma, Genoa). Si può recuperare il terreno perduto riprendendo a correre.
Fonte: Il Roma.it
La Redazione
M.V.
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