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Milan-Napoli, la partita a scacchi è “patta”. Ma si poteva anche vincerla

Per gioco e per circostanze il Napoli avrebbe potuto trasformare il +4 in +7

Lo stesso Mazzarri ha ammesso il rimpianto: la temuta trasferta di Milano poteva concludersi anche con il bottino pieno. E non solo perché un eccesso di foga di Flamini aveva lasciato in dieci i rossoneri: in realtà già alla fine del primo tempo il Napoli aveva innalzato il proprio gioco e cominciato a dominare per possesso palla, qualità e pericolosità sotto porta. Ma gli ultimi 20′ della gara disputati in superiorità numerica sembravano davvero l’occasione d’oro per sbancare San Siro – ed è forse proprio il crocevia dell’espulsione la fase in cui la strategia del tecnico azzurro ha lasciato un po’ a desiderare: tardivo il cambio che approfittasse del buco nel centrocampo milanista, e forse non proprio azzeccata la scelta di Calaiò. Tant’è che la partita si è trascinata stancamente fino al fischio finale, e il Milan pur in dieci ha trovato la forza di attaccare.

BRUTTO INIZIO – La partita era cominciata male per il Napoli, e di questo anche Mazzarri si è lamentato a fine gara: approccio in sordina dei suoi, Milan aggressivo e pericoloso almeno tre volte nel primo quarto d’ora. A sinistra Britos e Zuniga soffrivano Boateng e Abate, mentre lo stesso Britos iniziava in coppia con Pazzini un copione andato avanti per tutto il match: botte a volontà. Pur subendo, il Napoli provava a uscire e contrattaccare, ma ricadeva nel vecchio vizio dei passaggi imprecisi: Dzemaili e soprattutto Maggio sprecavano palloni su palloni. Un Napoli timido e impacciato non riusciva a trovare il bandolo della matassa, Hamsik non pervenuto per almeno venti minuti.

PER UN’ORA MEGLIO IL NAPOLI – Recuperato un po’ d’ordine, gli azzurri seguivano la giusta tattica, e Mazzarri si dimostrava abile nello schieramento in campo: tutti dietro la linea del pallone in fase difensiva, pressing scrupoloso e attesa di spazi utili per ripartire in velocità. Il problema era soltanto l’imprecisione negli appoggi, come detto. E proprio quando il Napoli stava trovando le misure, è arrivato il vantaggio rossonero dai piedi di Flamini, abile a concludere di prima una bell’azione del Milan che, fino a quel momento, aveva fatto vedere davvero poco di buono. La rete ha stravolto un po’ i piani del Napoli ed avrebbe potuto vanificare gran parte della tattica degli azzurri, che invece hanno reagito presto e grazie ad un assist geniale di Hamsik (ricomparso alla grande) hanno trovato subito il pareggio. Il finale della prima frazione, si è detto, è stato un crescendo costante degli ospiti, più belli e più pericolosi dei padroni di casa rossoneri. Al 42′ solo un miracolo di Abbiati ha negato il gol a Cavani. Ma al riposo era 1-1.
La ripresa è cominciata con molta lentezza e   i ritmi si sono abbassati vistosamente. Il Napoli ha fatto il suo mentre il Milan sembrava davvero poca cosa. La vittoria appariva una missione possibile, ma il Napoli non ha spinto più. Anzi, Mazzarri ha richiamato Hamsik per Armero (cambio strano, in un momento pessimo per il Milan), prima di provare la carta-Calaiò nel finale in superiorità numerica, pur senza successo.

PREGI TATTICI–  Mazzarri ha preparato bene una partita che, alla vigilia, avevamo definito una sfida quasi scacchistica. L’idea di Britos su Pazzini ha dato buoni frutti (e lividi ad entrambi), Behrami come diga centrale ha funzionato come sempre a perfezione, Hamsik ha fatto una gara di sacrificio e Zuniga ha corso molto, perdendosi solo Flamini in occasione del gol. La squadra difendeva bene e con i giusti tempi rubava palla e provava il contropiede, pur senza fortuna. Ma la reazione caratteriale e tecnica allo svantaggio è stata tempestiva. Sull’1-1 è stato il Napoli a far vedere il calcio migliore, riuscendo a non rischiare nulla e lasciando sempre la sensazione di poter anche vincere: tanto che il punto prezioso, alla fine, ha suscitato persino rimpianti, proprio come una partita di scacchi che finisce patta pur con un giocatore in chiara situazione disperata.

L’UNICO VERO ERRORE – La gestione degli ultimi venti minuti è stato il neo nelle mosse di Mazzarri: prima l’esclusione di Hamsik, mossa poco convincente in una fase di supremazia azzurra; poi, con il Milan in dieci,  il cambio tardivo di Maggio, probabilmente anche non il migliore possibile. Infatti, il Milan si è ritrovato intorno al 70′ con due soli centrocampisti e tre punte, ed era proprio a metà campo che andava costruita la superiorità. Mazzarri però ha aspettato troppo, per poi mettere Calaiò e riprodurre un tridente speculare a quello avversario, senza approfittare del centrocampo fragile dei rivali. Invece, al posto di Maggio si sarebbe potuto inserire Inler, avanzando Dzemaili, oppure far entrare direttamente El Kaddouri come trequartista, per ottenere un reale vantaggio numerico nelle zone nevralgiche del centrocampo.
Speculazioni tattiche a parte, il pareggio non è da buttare, perché mantiene immutata la distanza (4 punti) dai milanisti e permette di vivere con meno apprensione l’approccio alle ultime tappe nella corsa al secondo posto.

 

Lorenzo Licciardi

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