Si è tenuta oggi la conferenza stampa di Gennaro Gattuso, nuovo tecnico del Milan, arrivato in questi giorni come successore di Vincenzo Montella, Ecco le sue parole riportate da Milannews.it:
“E’ un giorno importante, è una grande responsabilità. Sarà un lavoro duro. Questa squadra ha tanti nazionali e un’età media di 21 anni. Non stanno attraversando un periodo semplice, ma qui c’è tutto per lavorare bene. Da parte mia c’è grande consapevolezza che questa squadra può fare bene”.
“Giocheremo con al difesa a tre. Ho avuto un ottimo rapporto con Montella, anche se alcuni concetti di gioco sono diversi. Montella ama il palleggio, anche a me piace ma poi dobbiamo verticalizzare”.
Su Kessie: “E’ molto più forte ed esplosivo di me, segna anche più di me. E’ il giocatore che mi assomiglia di più, ma credo che in questo momento serva che tanti altri giocatori abbiamo la giusta mentalità”.
Su Yonghong Li: “Non parla inglese, abbiamo deciso con il dottor Fassone di trovare un modo per sentirlo nei prossimi giorni”.
Su Berlusconi: “Lo conosco bene, non è la prima telefonata che mi fa. Da giocatore ho parlato spesso con lui. E’ uno dei presidenti più vincenti della storia del calcio, abbiamo parlato dei due attaccanti, del dna del Milan. Non ho fatto finta di ascoltarlo, l’ho ascoltato con grande attenzione”.
Sull’attacco: “Dipende da come stanno i giocatori. I tre di difesa e i quattro di centrocampo sono sicuri, poi in avanti vediamo”.
Sulla questione mentale: “Mi sembra riduttivo ogni volta parlare solo della mia grinta. Non mi hanno regalato il patentino, ho studiato per ottenerlo. Le partite non si preparano solo con grinta e cattiveria, serve grande conoscenza. A Milanello ci sono tante foto, questo club ha grande storia. Non bisogna dimenticare il dna del Milan, serve grande rispetto delle regole e voglia di sacrificarsi”.
Sulla Champions: “Io oggi non guardo la classifica, vivo alla giornata. La gara di Benevento deve essere come una finale di coppa del mondo. C’è bisogno di riuscire a cambiare ed ad avere maggiore consapevolezza. Per giocare bene a San Siro deve stare bene a 360 gradi. A livello mentale bisogna dare qualcosa in più a questi ragazzi, questa è la priorità”.
Sugli acquisti estivi: “Questa squadra può fare di più. Dobbiamo diventare squadra e scendere in campo da squadra, coprire il campo, dimostrare di saper soffrire e di essere una squadra quadrata. Serve uno spirito battagliero, anche se questo non basta perchè serve anche la qualità”.
Sull’essere allenatore: “Provo le stesse emozioni da giocatore. Quando entro a Milanello mi sembra di essere in paradiso. Ci sono tanti bei campi che c’è l’imbarazzo della scelta. Io amo il mio lavoro, lo faccio con passione. Il mio sogno continua, allenare in una società così è un privilegio”.
Sulla Primavera: “Per me il gruppo è importante. Per gruppo non intendo solo i giocatori, ma anche tutte le persone stanno intorno alla squadra. Mi è dispiaciuto molto lasciare i ragazzi della Primavera, con loro non ho mai avuto problemi, avrei voluto completare il lavoro. Partita dopo partita vedevo una squadra più convinta. Li ringrazio perchè mi hanno dato tanto”.
Infine: “Ho preso tante legnate in questi anni, mi sono fidato e ho messo anche in difficoltà alcune persone che ho portato a lavorare con me. A Creta ho sbagliato, ho messo alcune persone in difficoltà dal punto di vista economico. A Pisa siamo durati con grande sofferenza. Sono cambiato, si ragionava a livello dilettantistico, a volte mi sono chiesto chi me lo faceva fare. Questo lavoro è complesso, se non stai sul campo non capisci la difficoltà. Mi piace fare l’allenatore, penso di avere le qualità per farlo. Sono andato tanto in giro per migliorare i miei concetti. Non mi danno fastidio i giudizi, anche da giocatore appena sbagliato due partite di fila mi dicevano che ero uno scarpone. La fortuna che ho avuto me la sono guadagnata. Ho cambiato modo di gestire il mio lavoro, non leggo più i giornali perchè voglio stare tranquillo e pensare solo al lavoro”.
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