Sembra un paradosso. Quasi una beffa per chi è da un po’ ormai che non vede il campo. Si chiama “osteofita”. E’ un accumulo di… calcio. Una escrescenza del tessuto osseo. Uno spigolo, insomma. Da smussare. Levigare. Eliminare. E così Michu è tornato sotto i ferri, di nuovo. Come gli ha consigliato il chirurgo che l’aveva operato un annetto fa. Consulto in Spagna, diagnosi, referto e via coi bisturi. Michu operato a Vitoria. Ieri. Una “pulizia” in artroscopia. La caviglia destra era da giorni che l’angosciava. Faceva fatica, diceva. Pure ad allenarsi. Un fastidio continuo, da non poter giocare. Nulla l’aveva sollevato. E rassicurato. Il riposo, le terapie, altri esami approfonditi e scrupolosi. Niente. S’è operato. E ora starà fermo per un po’, e i tempi di recupero sono tutti da valutare. Come il futuro a Napoli: fortemente in dubbio.
Una caviglia maledetta. Osservata, monitorata di continuo, evidentemente già trattata e perciò sensibile. Senza segreti però. Visitata e vivisezionata più volte. La prudenza, d’obbligo. Sin dai giorni della trattativa. Di tutti: medici e staff tecnico. Michu sì. Ma solo in prestito. Col diritto di riscatto e il dovere di aspettare per capire com’è che stesse davvero. E infatti è tornato sul lettino. E ora c’è da riflettere. Decidere. Una valutazione globale, in tutti i sensi e le latitudini. Spagna quindi: chirurgo e giocatore. Swansea (Galles): proprietario del cartellino. E Castelvolturno: il centro di tutto. Pure dei progressi, dei recuperi nei tempi giusti, dei passi avanti. Li ha fatti Insigne, e sono spediti. Via i punti di sutura, le stampelle e i timori: legittimi quando l’infortunio è serio. Il ginocchio è asciutto e solido. E pure la fluidità tornerà. La fase due è cominciata. Da oggi terapie e l’inizio in piscina. E presto anche Zuniga metterà il costume. Il trapianto di cellule staminali una trasfusione di energia rigenerante. Per i tessuti e soprattutto il morale. Lo spirito, adesso, va più veloce delle gambe. Che pure sono in ripresa, sempre più. Che la fascia è lunga e a farla su e giù ci vorrà forza. Tanta. Zuniga va, Insigne sprinta. Programmi paralleli, i loro. Pressocché simili. Come i miglioramenti percepiti. Nessuna fretta e niente ansie. Però ottimismo.
Fonte: Corriere dello Sport
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