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Miccoli in lacrime si scusa: “Non sono mafioso, chiedo perdono a Falcone e famiglia”

Tanto esuberante in campo, quanto fragile fuori. Fabrizio Miccoli, osannato per anni dal pubblico, non ce la fa a non piangere davanti alle tv e ai cronisti che per anni ne hanno scritto le gesta sportive e poi quelle giudiziarie. «Ci vediamo sotto l’albero di quel fango di Falcone», aveva detto al suo amico Mauro Lauricella, figlio di un boss della Kalsa. Miccoli sa che ha sbagliato e che adesso, dopo tanti applausi, comincia il calvario. «Chiedo scusa a Palermo, alla mia famiglia, a Falcone e ai suoi parenti», esordisce in conferenza stampa.
Miccoli è accusato di estorsione e accesso abusivo al sistema informatico per avere fatto attivare quattro schede telefoniche intestate a ignari utenti. Il tormento interiore è evidente, la voce tremante è spesso rotta dal pianto. «Da tre notti non dormo – spiega – Sono uscite cose che non penso. Ho sempre partecipato alle Partite del Cuore per onorare la memoria dei magistrati uccisi. Anche a quelle del 23 maggio per ricordare Falcone. Sono distrutto. Sono cresciuto in un contesto di valori, la mia famiglia mi ha insegnato solo cose positive». Le amicizie «pericolose» (Mauro Lauricella, il figlio del boss Antonino, Francesco Guttadauro, nipote di Matteo Messina Denaro, Luigi Giardina, cognato del capomafia Gianni Nicchi) sono frutto, si giustifica Miccoli, della sua generosità, della voglia di essere considerato «non il capitano del Palermo, ma solo Fabrizio, un palermitano come voi». E adesso si è tolto un peso. «Sono contento che sia uscito tutto, di avere parlato con i magistrati. È stato meglio così. Ho risposto a tutto quello che mi hanno chiesto. Adesso devo rinascere, evitare tutte le sciocchezze, devo crescere. Pensare a quello che è la vita vera: la mia famiglia, i miei figli». E sottolinea: «Non sono mafioso, sono contro la mafia e voglio dimostrarlo. Voglio diventare un testimonial dell’antimafia»

Fonte: Il Mattino.

La Redazione.

D.G.

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