“Per me, oggi, Edinson Cavani è maturato al punto da essere tra i primi tre attaccanti in assoluto dopo Lionel Messi e Cristiano Ronaldo e, sinceramente, ne sono felice”. Guglielmo Miccichè, uno dei pochi autentici gentleman che frequentano il mondo del calcio, sa di cosa parla. Il vicepresidente del Palermo ha visto “crescere” quello che sarebbe diventato il futuro implacabile Matador del gol in maglia rosanero. “Lo ricordo ragazzino, quando arrivò dall’Uruguay, acne giovanile e apparecchio per i denti, ma già una serietà assoluta e una dedizione agli allenamenti straordinaria”. Il vicepresidente della società di Viale del Fante apre il libro dei ricordi ma soprattutto svela gustosi retroscena sul trasferimento del calciatore uruguaiano in azzurro. Senza celare nulla.
Obbligati a vendere Cavani
E’ l’argomento che tocca meno volentieri. Perchè legato a un evento ormai ampiamente noto alle cronache ma rimasto ancora avvolto nel mistero per quanto riguarda il possibile movente che lo ha determinato. Cavani fu inseguito in auto da un gruppo di uomini violenti che volevano colpirlo. Sfuggì al raid ma ne restò assolutamente scosso. Neppure la Digos, terminate le indagini, seppe dare una spiegazione certa su quanto accaduto. Edy era al suo quarto anno in rosanero e chiese di andar via. Non appena fosse terminata la stagione. “Zamparini lo comprese e lo accontentò, così fu messo sul mercato”.
Gli osservatori del Manchester City
Roberto Mancini non era ancora alla guida del Manchester City ma gli inglesi avevano già adocchiato quell’attaccante che giocava a tutto campo e andava ad aiutare i compagni anche in difesa. “Venivano spesso allo stadio Renzo Barbera, bloc notes aperto, appuntavano pregi e difetti dell’allora giovanissimo Edinson. I talent scout inglesi videro davvero diverse partite con Cavani ma, a parte un timidissimo sondaggio, al momento giusto non ci fecero mai una vera e propria offerta. Va detto che il Cavani di allora non era ancora diventato il bomber di adesso, era un attaccante generosissimo ma non aveva sviluppato il senso della rete che avrebbe poi acquisito nel Napoli”.
Il dietrofront dell’Inter
“Cavani finì al Napoli anche grazie alla marcia indietro dell’Inter. La società di Massimo Moratti intavolò con noi una trattativa ma appena sentì che si parlava di 15-17 milioni di euro si ritrasse. Noi proponemmo anche un pagamento dilazionato in 4 anni, ma i nerazzurri su quella cifra non vollero neppure discutere. Così si chiuse la trattativa”.
Quella chiacchierata tra Zamparini e De Laurentiis
“Insomma, sinceramente, non era diventata la cosa più semplice del mondo cedere Cavani alle nostre condizioni, ma poi una chiacchierata tra il nostro presidente Maurizio Zamparini e quello del Napoli Aurelio De Laurentiis sbloccò l’impasse che si era creata. Si videro, se non ricordo male, a una riunione della Lega, e Maurizio parlò delle qualità dell’attaccante ad Aurelio che rispose: “Lo riferisco subito al nostro allenatore”. Detto, fatto, la risposta fu: “Mazzarri è entusiasta di Cavani, lo prendo immediatamente”. Così la punta divenne azzurra”.
I dubbi del pubblico per la cessione di Quagliarella
“Il Napoli si aggiudicò la punta ma rammento ancora che De Laurentiis era un po’ seccato per via dei mal di pancia di una parte della tifoseria. Preso Cavani aveva ceduto poco dopo Fabio Quagliarella alla Juve e non tutti, tra i napoletani, pensavano avesse fatto un grande affare. Col senno di poi mi sembra che Aurelio abbia visto molto, molto bene, no?”.
Un milione se segna 10 gol
“Come ho detto il Cavani rosanero, pur con tutte le qualità , non era certo un goleador. Così, nel contratto con cui passò al Napoli si stabilì che sarebbero stati pagati al Palermo 16 milioni di euro in quattro anni con l’aggiunta di un altro milione se nella prima stagione l’attaccante avesse segnato dieci reti. Ne fece più del doppio…”.
Una maglia in regalo
“I rapporti con Edinson sono ottimi. E mi ha fatto piacere che abbia voluto regalarmi la sua maglia azzurra del Napoli quando mi incontrò nuovamente, gesti che per un calciatore professionista hanno un significato vero. Oggi è un giocatore tecnicamente diverso da quello che era, ragazzino, a Palermo. Merito anche di Mazzarri che ha saputo valorizzarlo mettendolo al centro dell’attacco e merito anche suo che ha lavorato ancor di più per migliorarsi. Il lavoro e il sacrificio sul campo sono le doti ineguagliabili di questo calciatore. Per me, ormai, nella top tre degli attaccanti nel mondo”.
Fonte: La Repubblica
La Redazione
M.V.
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