Che peccato, Christian. Ma proprio ora? Proprio nel momento di somma espressione, in quello di un feeling tornato ai massimi storici. Con tutto e tutti, persino con il gol, il che non guasta assolutamente. Anzi, non guastava. Poiché il “frecciazzurra” della fascia destra ha dovuto suo malgrado dare forfait sia contro il Parma, che nel freschissimo Napoli-Catania. Due occasioni che, certamente, avrebbe sfruttato al meglio per ribadire di aver recuperato lo standard migliore, di essere pronto ad arare (seminando gli oppositori) quell’out che ha fatto le sue fortune e, spesso, le disgrazie degli altri. Che gli ha dispensato soddisfazioni e tributi, ed anche la doppia maglia azzurra, quella della nazionale a rimpinguare quella del club.
IDILLIO – Una scelta mirata e desiderata, un idillio che ormai si avvicina al lustro (è stato acquistato nel giugno del 2008, e ha un contratto sino al 2015) e che appare sempre più solido. «Ero molto introverso, ma poi, familiarizzando con la città e i napoletani, alcuni angoli del mio carattere si sono smussati. Per certi versi sono molto più sciolto». Ecco alcune pillole di riconoscenza partite dal cursore di Montecchio Maggiore, che non hai mai perso l’occasione per porre l’accento sul suo attaccamento a maglia e città. Venendone naturalmente ricambiato. Non dimentichiamo che è uno pretoriani di Mazzarri, e questo è già sinonimo di garanzia. Perché gli uomini su cui fa affidamento il tecnico di San Vincenzo, hanno preziose caratteristiche in comune: serietà, applicazione e massima resa. Eccone alcune.
MALA SUERTE – E però non è sempre scontato che tutto possa girare per il giusto verso. Certo, può pure capitare che in allenamento, alla vigilia di Parma-Napoli, una pallonata vagante vada ad impattare malauguratamente sulla sua mano sinistra. Infrazione al quarto metacarpo, un’ora d’intervento alla clinica Ruesch (autore impeccabile il professor Umberto Passaretti), poi lo speciale tutore e l’immediata ripresa degli allenamenti. Per carità, si tratta di mano e non di piede, e perciò una cosa completamente diversa nella gestione di una convalescenza che può arrivare a convivere con lo sport che esclude tassativamente le mani.
AI BOX – Fatto sta che il gladiatore Christian Maggio non vede l’ora di tornare in campo, le sue condizioni sono ottimali da tutti i punti di vista, ma lo staff medico in perfetta sinergia col mister, ha propenso per uno stop cautelativo. Inutile rischiare. Ha saltato le due ultime partite (che un Napoli sempre più camaleontico ha fatto sue), ma vorrebbe esserci contro la Lazio. Partita chiave per certi versi, e da parte sua occasione per poter dimostrare di essere ancora a pieno regime. E chissà che la cosa non possa avverarsi, che possa riprendersi la sua fascia, dopo i tre gol di fila a Siena, Roma e Palermo, dopo gli oltre 1800 minuti giocati fra Campionato (20 presenze) ed Euroleague (una), dopo le 176 gare complessive in azzurro, di cui 143 in campionato, con 20 gol (4 in questa stagione).
MESTO – Se Maggio scalpita, c’è un Mesto che gli fa (piuttosto bene) il verso. Un po’ interlocutorio a Parma (ma non giocava un match intero da Napoli-Pescara del 2 dicembre), e piuttosto convincente contro il Catania. Chiedere a Capuano. Belle discese, con riusciti slalom e cross: la forza di questo Napoli sta anche nel saper affrontare le emergenze.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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