Il Mondiale, il Barcellona, Neymar e Cristiano Ronaldo, essere o meno il migliore della storia. A tutto Leo Messi, in un’intervista rilasciata TyC Sports. “Non mi interessa essere il migliore della storia, non sono in competizione con nessuno: provo soltanto a migliorarmi e superarmi anno dopo anno. Non mi sono mai proposto come il migliore, né come il secondo o il terzo”. Inizia con questo bagno d’umiltà l’intervista al fenomeno argentino, che poi parla anche del Barcellona e dell’annata appena trascorsa: “Voglio essere campione ogni anno, vedere il Real Madrid in Champions ti stimola, così come vedere che gli altri vincano titoli. Ronaldo? Non sono in competizione con lui”. Ancora tanta diplomazia, che lascia spazio ad un’ammissione quando si parla di un eventuale passaggio diNeymar al Real Madrid: “Sarebbe un colpo terribile per il Barcellona, per quello che Ney significa per noi: qui ha vinto tanti titoli importanti”. E sempre a proposito di Real, Messi inquadra la differenza principale con la squadra di Zidane, che si è rivelata anche nell’ultima Champions: “Sia loro che noi abbiamo i migliori giocatori del mondo in ogni posizione, Ma il Real ha qualcosa di unico: vince anche giocando male, alla fine porta a casa anche le partite storte. Noi invece dobbiamo giocare molto meglio per vincere. In questa ultima Champions abbiamo mandato tutto a …, per il vantaggio che avevamo. Eravamo già in semifinale, è stata una delusione”.
Messi parla anche del suo futuro: “Non ho la tentazione di lasciare il Barça, perché meglio di qui non starei da nessun’altra parte. E’ il miglior club del mondo, la migliore città del mondo, i miei figli hanno gli amichetti qui. Non ho bisogno di cambiare, lotto ogni anno per vincere tutto e non devo dimostrare nulla da altre parti. Il pallonne d’oro? Ne ho vinti quattro di fila e va bene così. In cosa sono cambiato rispetto al passato? Non mi piace rivedermi, diciamo che oggi seleziono di più le giocate, mentre quando ero più giovane ne facevo 500 a partita”.
Capitolo Argentina, infine: “Dopo che avevo annunciato che avrei lasciato la nazionale, ci ho ripensato a mente fredda. E ho capito che stavo dando un messaggio sbagliato alla gente che lotta per i propri sogni: devono continuare a lottare per essi. In questi ultimi dieci anni ci siamo sentiti obbligati a vincere, ma non è così: non esistono obblighi con nessuno, anche se le tre finali perse sono un peso che ci portiamo dentro. Obiettivo minimo per questo Mondiale? Arrivare tra le prime quattro lo renderebbe un buon Mondiale, ma il desiderio è quello di vincerlo”.
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