“Veder giocare Messi è meglio che fare sesso”. Sembra la tipica chiacchiera da bar, ma in realtà sono parole uscite dalla bocca di Diego Armando Maradona, da molti considerato il più grande calciatore di tutti i tempi. Almeno fino a quando nel 2004 non è comparso, sul palcoscenico del calcio mondiale, la Pulga, che dell’ex napoletano sta raccogliendo la pesante eredità. Messi oggi compie 24 anni e attenta al titolo di giocatore più forte di sempre. A contendergli questo scettro non c’è solo il Pibe de oro, ma altri mostri sacri del pallone: su tutti Pelè, ma anche Van Basten e Ronaldo per esempio. Impossibile però paragonare una carriera come quella della Perla Nera con quella di Messi, ancora in divenire.
Per questo abbiamo deciso di interrompere la carriera di altri sei fuoriclasse della storia del calcio a 24 anni, cercando di analizzare cifre e trofei alzati fino a quel momento. Dalle statistiche si evince che la Pulce è un vincente di razza con il Barcellona, ma gli manca il suggello in Nazionale (arriverà con la prossima Copa America?); che segna tanto e che nonostante un fisico non certo da corazziere, gioca quasi sempre. Inarrivabile nei numeri, Pelè alla sua età aveva già vinto due Mondiali, ma non si era mai misurato con il calcio europeo. Dieguito invece a 24 anni non era ancora sbarcato a Napoli e Messico ’86 era lontano. Più staccati invece gli altri concorrenti. Chi è il 24enne più forte della storia? Impossibile stabilirlo con certezza, ma i numeri pongono Messi siuramente sul podio. La posizione decidetela voi…
Lionel Messi (Barcellona): 180 gol in 269 presenze – 5 Campionati spagnoli, 4 Supercoppe, 1 Coppa Nazionale, 3 Champions, 1 Supercoppa Europea, 1 Mondiale per Club; 1 oro Olimpico.
Il ragazzino che stentava a crescere ha fatto strada. Da Rosario alla cantera del Barcellona, Messi è diventato il calciatore del nuovo millennio. Rapido, geniale, goleador e anche decisivo nei momenti cruciali della stagione, come dimostrano i gol nelle finali di Champions del 2009 e di un mese fa. E proprio la Coppa dalle grandi orecchie sembra diventata la specialità di casa, grazie anche a una squadra, il Barcellona, tra le più complete del calcio moderno. In Nazionale vanta un oro a Pechino con l’Olimpica; l’Argentina conta su di lui per tornare sul tetto del mondo, magari già nel 2014 in casa dei rivali di sempre del Brasile.
Diego Armando Maradona (Argentinos Jrs, Boca e Barcellona): 182 gol in 264 presenze – 1 Campionato argentino, 1 Coppa del Re, 1 Supercoppa di Spagna.
Dieguito non è ancora diventato re di Napoli, non ha ancora usato la mano de dios, non ha ancora trascinato praticamente da solo l’Argentina alla Coppa del mondo del 1986. Le cifre sono importanti, anche se accumulate in gran parte in Sudamerica. Al Barca, infatti, il Pibe de oro non sfonda: di lui ci si ricorda soprattutto per la mega rissa con il difensore dell’Atletico Bilbao, Andoni Goikoetxea Olaskoaga, nella finale di Coppa del Re del 1984. Fu quello l’episodio che sancì l’addio alla Catalogna, l’approdo sotto il Vesuvio e l’inizio della leggenda chiamata Maradona.
Pelè (Santos): 398 gol in 302 partite – 5 Campionati paulisti, 2 Coppe Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali; 2 Mondiali.
Due gol in una finale mondiale a nemmeno 18 anni sono il biglietto da visita di Edson Arantes do Nascimento. In buona parte del globo dire Pelè significa calcio. Il brasiliano era O’Rei già da giovane: impressionante la sua media gol con il Santos, vero e proprio dominatore in Sudamerica e nel mondo: 1,3 reti a partita. Da questo punto di vista nessuno è come lui, anche se i detrattori evidenziano il suo mancato approdo al calcio europeo, vetrina fondamentale per chi vuole essere il più grande di sempre.
Marco van Basten (Ajax, Milan): 160 gol in 191 partite – 3 Campionati olandesi, 3 Coppe d’Olanda, 1 Campionato italiano, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa italiana; 1 Europeo.
Se a 17 anni entri al posto di Johan Cruijff e segni, allora sei un predestinato. Marco van Basten esplode a 19 anni, quando con l’Ajax segna 28 gol in 26 partite. Con i lanceri vince tre volte il titolo olandese, confermandosi cannoniere di razza anche in Italia, dove trascina il Milan allo scudetto che inaugura la campagna trionfale berlusconiana. In Nazionale conquista l’Europeo, siglando in finale una delle più belle reti della storia del calcio.
Ronaldo (Cruzeiro, Psv, Barcellona, Inter): 216 gol in 256 presenze – 1 Coppa del Brasile, 1 Coppa d’Olanda, 1 Coppa di Spagna, 1 Supercoppa di Spagna, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa Uefa; 1 Mondiale, 1 Coppa America.
A 24 anni la carriera del Fenomeno sembrava finita. Chi non ricorda le drammatiche immagini della partita con la Lazio, con il ginocchio destro che fa crac e le lacrime di chi sapeva che dopo nulla sarebbe stato come prima? Certo, Ronaldo ha vinto ancora e tanto. Ma fino al 2000 aveva dato spettacolo con quattro maglie diverse, vincendo abbastanza sia con i club (soprattutto con il Barcellona, ndr) che con la Selecao, anche se il Mondiale del 1994 lo aveva visto spettatore non pagante.
Alessandro Del Piero (Juventus): 72 gol in 189 presenze – 3 Campionati italiani, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane, 1 Champions, 1 Supercoppa Europea, 1 Coppa Intercontinentale.
Il 26 novembre 1996, Pinturicchio disegna una delle sue traiettorie e decide la finale dell’Intercontinentale tra la Juve e il River Plate. E’ probabilmente il momento più alto della carriera dell’attuale capitano bianconero, che, come Ronaldo, ha come spartiacque della sua carriera proprio un grave infortunio a 24 anni. Fino ad allore Del Piero aveva vinto tutto con la Juventus, pur non riuscendo mai a convincere pienamente in Nazionale, dove si rifarà solo nel 2006 con il Mondiale tedesco.
Raul (Real Madrid): 163 gol in 334 presenze – 3 Campionati spagnoli, 2 Supercoppe Spagnole, 2 Champions, 1 Coppa Intercontinentale.
Il vero nino meravilla del calcio iberico di fine millennio. A 18 anni è già titolare del Real Madrid, un anno dopo, grazie anche alla cura di don Fabio Capello, esplode definitivamente, consacrandosi come uomo Champions (di cui detiene tuttora il record di gol segnati). Con le merengues conquista tutto o quasi, mentre non riesce a ripetere i trionfi con la nazionale, che beffardamente inizia a vincere proprio quando la sua stella comincia ad offuscarsi.
La Redazione
C.T.
Fonte: sky.it
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