«Ha toccato i tasti giusti. Anzi, no: ha toccato le corde giuste». Li ha «toccati» nel vivo, e però ridendoci anche un pochino su: con quel filo (spesso) di simpatia che serve per sdrammatizzare, per liberarsi dalla tensione, per lanciarsi in campo con la testa, con il fisico e, pure, con il cuore. La sala stampa di Castelvolturno per potersi parlare tranquillamente, al riparo da taccuini e da telecamere e da microfoni e da quant’altro in genere finisce là dentro, nelle grandi o piccole vigilie: stavolta c’è semplicemente da dialogare, scherzando pure, perché è certo che bisogna essere sempre seri ma guai prendersi eccessivamente sul serio. Parlare aiuta, soprattutto quando dentro di te c’è un magone che ti opprime, ti toglie il fiato, ti disturba e comunque ti distrae, sottraendoti energia: poi può bastare una seduta – in stile psicoterapeuta, senza la necessità di ricorrere ad alcun lettino, ma guardandosi negli occhi – condita dall’autorevolezza conferita dal ruolo e dal personaggio, e ci si alleggerisce di quelle «paure» comparse chissà da dove e chissà perché. Ragazzi, allora: mica un processo, ma una distensiva analisi d’un momento (visibilmente) negativo, un intervento inevitabile per far sentire la presenza della società, la propria attenzione e pure la propria sensibilità: poche e mirate considerazioni, in un clima sino ad un certo punto rigoroso, perché è giusto dare un senso all’appuntamento ma senza caricarlo di eccessiva solennità. In fin dei conti il calcio è un gioco e allora si son messi pure a giochicchiare con le parole: perché ora che si entra nella zona-Cesarini del campionato, meglio sgrossare l’ambiente di qualsiasi pesante fardello psicologico e tornare ad essere lievi, affidandosi allo stile-Napoli, città densa d’ironia. «E il presidente ha toccato le corde giuste». Perché il Napoli dei tenori canti come sa…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
