EMOZIONE. «Che bella sensazione allenarmi di nuovo a Castelvolturno. Voglio tornare ad aiutare il mio Napoli». Il suo. Contro la Samp. Forse. La squadra a cui ha già segnato una doppietta. Era la prima partita del 2014. Al San Paolo. E può essere la prima pure del suo ritorno in campo. Intanto, è tornato. Nello spogliatoio. E anche qui c’è l’immagine, c’è il click, c’è il tweet di Gokan Inler. «E’ di nuovo tra noi». Sorrisi e affetto vero. E il piacere di ritrovarsi, di stare in allegria. Insieme. Sapere e vedere che ora sta bene. Insigne fuori: per un bel po’ ancora. Zuniga pure: e chissà per quanto. Mertens anche. Ma lui per poco. Tutto a stretto giro. Di tempi e di fianchi.
AFFETTO. Il belga nella morsa dell’abbraccio di Inler, Zapata e Ghoulam. Un’immagine, un’altra, che è tutto. E’ senso del gruppo. Unito. Al completo. Tutti con lui. Tutti con Dries. Li aveva spaventati. Terrorizzati. Che shock vederlo stramazzare a terra privo di sensi e con le gambe imballate. Che non rispondevano. Trauma cranico la diagnosi. Esatta. Ma che non dà il senso di quanto fosse forte la botta. I giorni più lunghi di Mertens. Dolore, stress e noia. Controlli continui. Il volo verso Napoli rinviato e la percezione chiara di chi è che gli vuole bene. Messaggini, pensieri e la sua Kate a fargli compagnia. «Grazie a tutti quelli che mi sono stati vicini a Napoli e all’Ospedale di Jette a Bruxelles. Ho avvertito il vostro sostegno». Lui che corre, la felicità dei compagni, la notte della paura. Immagini nitide, vere, crude. Tre momenti di Mertens aspettando il quarto. Il più atteso: il ritorno in campo. Forse già con la Samp. Mertens se l’è messo… in testa.
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