Di Mertens ce n’è uno, tutti gli altri… sono infortunati. Anzi, uno solo. L’altro. Quello che come il belga, si esibiva sulla sinistra, settore avanzato. I casi strani della vita (calcistica): prima erano molto spesso in ballottaggio, a contendersi le stesse zolle, la stessa porzione di campo. Ma poi, d’incanto, lì s’è prodotto un vuoto davvero preoccupante. Anche perché chi c’è andato, negli ultimi match, vestiva i panni dell’adattato, non tanto al ruolo, ma al versante. Vedi Hamsik, ma vedi anche De Guzman, scambiandosi di posto, cimentandosi per sopperire all’emergenza. Prima Lorenzo Insigne e poi Dries Mertens dunque, e in rapida successione. Rispettivamente, il 9 novembre in Fiorentina-Napoli, e giusto una settimana dopo (il 16) durante l’amichevole Belgio-Galles. Due infortuni così diversi ma anche molto simili. Una contraddizione? No. Diversi nel modo e nella parte interessata, simili perché sovrapponibili nel tempo e nel ruolo. E quindi s’è dovuto fare sin qui di necessita virtù, in una delle zone del campo che sta più a cuore al tecnico. Determinante per lo sviluppo degli schemi d’attacco tanto cari a Benitez.
CRASH TEST(A). Solo 16 minuti a Bruxelles per Dries, dapprima subentrato ad Origi e poi sostituito dopo il terrificante testa a testa con Williams. Scontro terribile, impressionante solo a vedersi, con perdita di conoscenza per un minuto, sudori freddi per il medico della nazionale Van Cromburgge ed allarme rosso. Per fortuna presto rientrato. Lo Speedy Gonzales della trequarti ha una fibra molto forte e, pur vedendo e sentendo stelle e campane, s’è ripreso in un tempo relativamente breve se rapportato alla gran botta subita. Lo staff medico azzurro ha, come di consueto, razionalizzato al meglio i tempi di recupero, con una ripresa del training mirata, restituendolo a Rafa come nuovo. Ma soprattutto pronto all’impiego. Di certo gli mancherà qualche allenamento, probabilmente il momento del suo ritorno in campo sarà valutato per bene e inizialmente circoscritto, perché la salute, si sa, viene prima di tutto. Però stanotte Speedy Mertens tornerà in panchina e non potrà evitare di pensare di averla scampata bella.
CHE VOGLIA. Ormai lo sanno pure le pietre: in quel posto lui serve come il pane, laddove c’è da creare superiorità numerica, c’è da prendere le difese avversarie in velocità e decidere in un amen di battere a rete. Insomma, dove c’è bisogno di quella specifica figura professionale. Anche perché aveva sin qui giocato un po’ a singhiozzo (nemmeno 400 minuti in campionato, dove inizialmente gli veniva preferito Insigne), con una presenza più assidua in Europa e due gol allo Sparta Praga. La voglia, a maggior ragione, non gli mancherà. Quella di tornare nuovamente a sfrecciare sulla corsia, semmai a tempo pieno. Ora che è (temporaneamente) solo antagonista di se stesso.
Fonte: Corriere dello Sport
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