E oggi un altro controllo. L’ultimo. Per scrupolo. Per certificarne definitivamente la guarigione. Per essere sicuri davvero. Certi che sia pronto. Una visita generale. Ancora. Per accertarne la sana e robusta costituzione. Per ribadire scientificamente una sensazione che ormai da giorni ha rasserenato tutti. E che è refertata, relazionata. Scritta.
Mertens è disponibile. Quasi. Per ora scalpita. Sente che sta bene. Conta i momenti, i giorni: sabato, domenica, lunedì… Il week end calcistico più lungo dell’anno ne sta esasperando l’attesa. L’ottimismo è uno stato d’animo che accelera i battiti. E il belga freme. Il rientro è vicino, vicinissimo. Ma da ufficializzare.
OGGI E’ IL GIORNO. Oggi un’altra visita. Poi l’allenamento in gruppo: il primo da quando Mertens è tornato a correre. Un provino. La simulazione di quel che sarà la partita: scatti, dribbling e soprattutto il contatto con l’avversario. Il fiato c’è. Eccome che c’è. Garantito. Pure ieri a Castelvolturno lunghe corse solitarie. Giri di campo interminabili. Sedute personalizzate. Lavoro d’equipe, insomma: lui, lo staff tecnico e quello medico, lì a monitorarne i progressi. Evidenti. Ora però l’accelerata. Tutto e di più. Ma con la squadra. Per capire davvero com’è che sta. Che forza ha nelle gambe. Quanti minuti può reggere a Marassi. L’orologio è puntato a stamattina: sveglia, colazione, il sorriso atteso del medico e via veloce in campo. A modo suo. La voglia è enorme. Le smanie, tipiche dell’astinenza. Due settimane fuori, ora si scalda. Per giocare. Che sia dall’inizio o per un pezzetto di gara soltanto. Ma Mertens c’è. Presente. E a pensarci fa un certo effetto. Quella notte, a Bruxelles, s’è assentato e per un bel po’. Colpo alla testa pazzesco. Shock serio. Perdita di conoscenza e gambe imballate. La paura, il silenzio e la disperazione intorno. Poi la corsa in ospedale. E lì la reazione e un sospiro di sollievo: una smorfia, il pollice su e il twitt per tranquillizzare chi gli vuole bene. La notte peggiore. Forse di tutta una vita. Da dimenticare. Cancellando ogni ricordo. Pure la maglia è finita all’asta: mai promessa ai tifosi si rivelò più opportuna. Niente più scheletri nell’armadio. Niente più fantasmi di un passato preso a calci. Soltanto sorrisi. E attesa, tanta. Soprattutto di Benitez.
SINISTRA. Mertens fortissimamente Mertens. Per il piacere di riaverlo, certo. E in salute. Ma pure per esigenza. O meglio, emergenza. A sinistra, c’è un buco. Hamsik ha la fascia, ma non è… di fascia. Si è adattato. Sacrificio e spirito di squadra. Però che fatica. Questione di caratteristiche. Di interpretazione del ruolo, capacità di dare ampiezza alla manovra. Serve un esterno di mestiere. Ci vuole Dries Mertens. L’idolo del San Paolo che già prima dell’infortunio non è che se la passasse un granché bene: appena 745’ giocati, appena due reti allo Sparta Praga e neppure un assist: la sua specialità. Lui che ne festeggiò cento quand’era al PSV. In campionato dieci presenze, ma solo contro Plaermo e Atalanta – dal primo minuto.
ASSIST. Il momento è davvero particolare. E ora è lui che ne aspetta uno, di assist. Anzi, due: dal medico e da Benitez. Ultimo parere positivo e la convocazione per la Samp. Questa sì che sarebbe una bella botta… Ma di buonumore.
Fonte: Francesco Modugno per Il Corriere dello Sport
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