Non s’è scordato. Pure se per un po’ la memoria s’era impallata. Aveva fatto una promessa ai suoi 287mila follower suTwitter e l’ha mantenuta. «Maglia all’asta». La sua. Proprio la 14 della nazionale. Quella di Belgio-Galles: sudata e maledetta. E stropiacciata, col segno dei pantaloncini ancora evidente. Un cimelio per chi la vincerà. Roba da collezionisti: intatta e sporca. Per quelli che vogliono sempre avere un ricordo. Loro, sì. Mertens, no. Non ne vuole sapere più nulla di quella notte. La peggiore da quando gioca. Forse della vita. Meglio cancellarla completamente. Anche dall’armadio. «Una promessa è promessa, con o senza botta, la maglia è vostra». E’ stato di parola. S’è ricordato tutto. Lucido. Freddo. Pure se la mazzata l’ha presa eccome. E anche adesso che la testa non gli fa più male, serve prudenza. Cautela.
Ieri a Napoli . Posticipato per sicurezza. Volo tranquillo, senza stress. Coi tifosi intorno a coccolarlo e a chiedere com’è che si sentisse. «Bene, bene». Ottimismo Mertens. Le visite, però, le fa oggi a Castelvolturno. E quelle diranno tutto. Una valutazione generale di quel che è stato. L’analisi dei referti stilati in Belgio. Studio e riflessioni. Eventualmente nuovi accertamenti. Un check completo, insomma. Da capo a piedi. Soprattutto il capo… E’ lì che c’è stato il trauma: forte, fortissimo, da angosciare tutti. Una scena terribile. Il dolore, la paura, le gambe di gesso e lo stadio in silenzio aspettando un suo cenno. Giorni lunghi. Mertens stanco e affaticato. Stordito. Colpito dalla capocciata di Williams e dall’affetto enorme che ha valicato ogni confine: geografico e del tifo. Tutti con lui. Subito. Preoccupati e poi sereni. Con quei messaggini girati a parenti e amici, la foto twittata dall’ospedale e il pollice alto. Che da allora non ha più messo giù. «Grazie, grazie di cuore». Le parole più belle via Twitter. Le altre, attese oggi. Dei medici. Un’altra visita occorre. Obbligatoria. Per capire, sondare, andare al di là della prima diagnosi fatta in Belgio: trauma cranico e una ventina di giorni di riposo. L’appuntamento è stamattina a Castelvolturno. Ci saranno tutti. Mertens, il dottor De Nicola col suo staff e un borsone pieno di documenti. Certificati, lastre e relazioni fatte a Bruxelles.
Nessun timore . Ma precauzione. Sempre. Il buonumore di Mertens, fin qui, la terapia migliore. Come il riposo. Niente Cagliari e neppure viaggio a Praga. E in dubbio, per ora, c’è pure la trasferta a Genova contro la Samp lunedì primo dicembre. Questione di tempi da rispettare. Protocolli medici da osservare. Massima attenzione verso problematiche da non sottovalutare. E allora nessuna fretta. Niente accelerate. Quelle Mertens le fa in campo. Anzi, le farà. Più in là. L’esigenza è ora vederlo da vicino, parlargli direttamente, percepire dal fisico e le sue sensazioni quel che è giusto fare. Trattamenti, cure, eventualmente altri accertamenti. Magari basterà soltanto un po’ di relax. «Voglio ringraziare tutti. Ho sentito tanto calore intorno a me». Una mobilitazione degli affetti più cari. L’ansia della famiglia, gli amici trepidanti e la premura del Napoli. Un tam tam di voci e messaggini fino a quel tweet: «E’ tutto ok». Oggi la conferma dei medici. A Castelvolturno tutti aspettano Mertens. Anche Benitez…
Fonte: Il Corriere dello Sport
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