L’agitatore d’area, Dries Mertens, nella sua nuova vita da punta, non ha l’altezza ma i numeri: e segna ancora. Il suo punto di vista rende prismatico anche il pallone, nel suo essere molteplice e prezioso. Dribbla gli scetticismi, fissa un punto fisso nella riffa di ipotesi su chi deve stare in mezzo, supera la saldatura dell’Empoli e il suo bravo portiere Lukasz Skorupski, dopo averlo a lungo messo alla prova. Il belga sa attaccare l’area, si vede nel movimento che fa sui lanci di un ritrovato Lorenzo Insigne (uno d’esterno alla Totti), e in sofisticato pedinamento del nuovo ruolo ereditato in linea di sfighe e colpi di testa si muove con nonchalance, trascinando la squadra di Maurizio Sarri. Sul piano della cronaca, Mertens, si traduce in una sponda concreta per ogni azione d’attacco e poi nell’utilizzatore finale con alterne sorti. Ci sta lavorando, mai scomposta, seziona lo spazio, prende il tempo ai difensori e appena può la gira in porta. È una continua tensione sottotraccia, il suo gioco, elettrizzato dal ruolo e dalla possibilità, si muove come una pallina da flipper, rimbalza e cerca di fare punti. Elude la trappola delle marcature muovendosi a pendolo, entra ed esce dall’area di rigore come entra ed esce tra vecchio e nuovo ruolo, in comune il tempo veloce d’azione e la rapidità di gestione del pallone.
Fonte: Il Mattino
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro