Il piacere di piacere. A tutti, indistintamente, cosa ormai assodata e confermata dal crescendo di consensi che l’ha accompagnato nella sua prima stagione azzurra. Il piacere di aver trasformato un bel punto interrogativo in tanti punti esclamativi messi in fila. Sì, perché Dries Mertens è partito come una sorta di scommessa per poi trasformarsi in una splendida realtà. Il piacere di mettere tutti d’accordo sin dall’inizio, cioè da quando Bigon e i suoi osservatori ne avevano fatto non proprio un’ossessione, ma di sicuro un calciatore da prendere a tutti i costi. Dopo averlo visto all’opera con l’Utrecht ed il PSV, opposte al Napoli in due edizioni dell’Europa League (2011 e 2013). Venendo poi certificata l’operazione dallo stesso Benitez che, approdato prima del fiammingo a Napoli e messo davanti all’evidenza di un affare solo da concludere, acconsentì subito e con entusiasmo. Insomma, plebiscito di consensi per Dries Mertens, primo acquisto dell’era Benitez, ma soprattutto centratissimo, come poi stanno a confermare i fatti più che le parole. E dire che piaceva pure (e molto) a Mazzarri. Il piacere di piacere a tutti, appunto.
STO BENE. Non è una novità. Che stia bene (e tanto), dopo aver superato con applicazione e smisurata fiducia un impasse iniziale (dovuto più che altro a questioni di ambientamento con l’inedito campionato e non con la città che ha subito amato), l’ha ribadito a più riprese. Stavolta anche dal ritiro della nazionale, alla vigilia dell’amichevole con il Lussemburgo (stasera, ore 20,45), al portale Voetbalkrant.com. «Trasferendomi in Italia ho fatto un passo avanti nella mia carriera, migliorando e maturando. Sto molto bene a Napoli e lo dimostrerò ancora nel tempo. Abbiamo vinto la Coppa Italia, un trofeo importante, e sono certo che nella prossima stagione faremo ancora meglio. Saremo più forti» . Il che sta a sottolineare fiducia nei propri mezzi (come d’altronde è sempre stato per lo Speedy Gonzales belga), ma anche fiducia incondizionata nel tecnico e in tutto l’ambiente.
ESCALATION. In effetti Mertens, dopo aver superato brillantemente la fase di studio durata almeno un paio di mesi (lavoro e sempre lavoro), s’era sbloccato al Franchi contro la Fiorentina, avversaria trafitta anche nella finale di Coppa Italia. E s’era dunque venuta a creare la staffetta con Insigne sulla strategica trequarti di Rafa mentre, match dopo match, le sue quotazioni salivano rapidamente. Tanto da diventare un vero e proprio titolare dopo essere partito come rincalzo di lusso. Tredici gol nella prima annata di Napoli, bottino pregevole, ma nessuno avrebbe mai potuto gridare allo scandalo se lo score fosse arrivato a ben più vaste proporzioni. Il Dries dal guizzo che non perdona, che sa pungere ma anche finalizzare da ogni dove (rigori compresi) che sa essere anche uomo-assist, con i 12 da annotare a corredo dei 13 gol, è ormai un vero e proprio capitale che si gonfia a vista d’occhio. I 9,5 milioni sborsati dalla società sono lievitati di certo oltre i 15, che potrebbero crescere ulteriormente durante i prossimi Mondiali. Mertens è peraltro uno dei punti fermi per quell’operazione di rafforzamento annunciata sia da Benitez che da De Laurentiis. Il tutto se l’è guadagnato sul campo, ma anche dietro le quinte, dando prova e riprova di essere un professionista esemplare, di quelli che possono fare la fortuna di questo Napoli in “itinere”.
FORMIDABLE. A dir poco. Metti Mertens quando c’è bisogno di sprintare e il gioco è fatto. Per piazzare il colpo risolutore, per far prendere alla partita la piega definitiva, il cosiddetto punto di non ritorno a favore del Napoli. Quante volte il belga con i suoi gol ci ha messo la classica pietra su? Quasi sempre. Se escludiamo il Livorno in campionato (1-1) e la Roma in semifinale di Coppa Italia (2-3), poi c’è sempre riuscito. Dalla Fiorentina, all’Inter, alla Samp (doppietta), la Lazio, il Cagliari, persino la Juve e al Verona ben tre. Come fa quella canzone? Formidable.
Fonte: Corriere dello Sport
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